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“È stato ucciso…”. A tre anni dalla scomparsa dell’amato cantante è la moglie a puntare il dito: “Una morte evitabile”

  • Musica

In tanti ricorderanno quel maledetto 18 maggio 2017 quando una delle più belle voci del rock si tolse la vita: Chris Cornell, frontman dei Soundgarden e degli Audioslave, si impiccò nel bagno della sua camera d’albergo a Detroit, lasciando in lutto il mondo della musica. Ora a parlare di quell’assurda morte è la moglie del cantante, Vicky che parla di un dolore difficile da elaborare, attutito in parte dall’affetto del pubblico verso il marito: “Ogni giorno mi rendo conto di quanto Chris sia amato, anche dalle nuove generazioni”.

“Chris – racconta la moglie – era un’icona e la sua eredità va avanti. Ma per me è una mancanza quotidiana. Era il mio migliore amico ed è l’unico a cui vorrei raccontare certe cose. Mi manca guardare i film con lui o fare i biscotti: questi sono i miei ricordi. Si illuminava quando vedeva i nostri due figli e quel che ci fa andare avanti è proprio l’aver ricevuto così tanto amore”. La famiglia Cornell era anche molto legata all’Italia e trascorreva lunghi periodi a Roma: “È stato il nostro primo vero viaggio con i bambini e ci siamo sentiti subito a casa”. (Continua a leggere dopo la foto)


Poi ha racconto: “Ad un certo punto Chris ha detto ‘dovremmo prenderci un appartamento qui’ e in men che non si dica l’abbiamo fatto, ritrovandoci all’improvviso a passare tre o quattro mesi l’anno a Roma. Chris accompagnava i bambini alla fermata del bus per la scuola e adoravamo quei momenti”. (Continua a leggere dopo la foto)

Per lei sono ricordi felici, difficili da far quadrare con un suicidio, nonostante negli anni Chris Cornell avesse parlato più volte della sua lotta con le dipendenze e con la depressione: “C’è un gran fraintendimento e voglio che si sappia che la notte in cui è morto Chris non era depresso — sottolinea Vicky —. Era in un delirio, non in possesso di tutte le sue facoltà, perché gli erano state prescritte troppe medicine, come il Lorazepam, che mai avrebbe dovuto prendere”. (Continua a leggere dopo la foto)

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E conclude: “E la cosa più triste è che la sua morte era completamente evitabile”. Parole dure che in qualche modo parlano di una responsabilità diretta dei medici del cantante. Cosa sarebbe successo senza quelle prescrizioni? Difficile da dire, anzi, impossibile.

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