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“Buon viaggio”. Musica in lutto, l’artista sconfitto dalla malattia. Due anni di lotta, oggi il triste addio

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alberto aldinucci morto musica lutto

Alberto Aldinucci è morto, musica in lutto. Se ne è andato all’età di 54 anni il musicista che con il suo sax ha fatto la storia dei gruppi musicali del Valdarno. Era malato da un paio di anni e nella serata di mercoledì 9 novembre si è spento nell’ospedale di Santa Maria alla Gruccia dove era ricoverato. Alberto, classe ’68, ha animato con la sua musica tantissime serate dagli anni 80 fino ai giorni nostri.

Sono in tanti oggi ad essere costernati per la morte di questo ‘ragazzo’ che nel corso della sua vita ha fatto parte di numerose band e girato l’Italia in lungo e in largo. Aveva iniziato a suonare giovanissimo, quando ancora non era maggiorenne, con alcuni amici valdarnesi che suonano ancora oggi. La sua prima band si chiamava “Frammenti”, poi ha suonato nei “Saxa Rubra”.

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La musica, la malattia e gli amici, un aneddoto su Alberto

La passione per la musica ha unito Alberto Aldinucci e alcuni suoi amici. Uno di questi, Alberto Checchi degli Stranobakkano, ha ricordato un aneddoto su Alberto: “Era ricoverato in ospedale e avevamo deciso, questa settimana, di ritrovarsi tutti da lui, noi vecchi compagni di avventura, per mangiare insieme, portando anche i nostri strumenti. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo, perché lunedì le sue condizioni sono peggiorate”.

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Per 40 anni Alberto Aldinucci ha suonato rendendo speciali le serate di tantissime persone, non solo valdarnesi. In tanti oggi lo ricordano con messaggi sui social. Carmelo Librizzi, anche lui amante del sassofono, lo ricorda così: “Anche in cielo suonerai il tuo amatissimo sax”.

Anche Alberto Checchi saluta il suo amico: “Eppure cerco il senso ma non lo trovo…forse dovremmo capire la fragilità in cui viviamo e quanto continuiamo ad ignorarla…ma non possiamo farcene una colpa. siamo umani, siamo persone e siamo numeri alla fine….solo che fa male albe! Ci mancherai, davvero…spero che tu ci abbia sentito vicini in questo periodo e che in un certo senso tutte le cazzate che ti abbiamo tirato all’ospedale ti abbiano reso il biglietto meno amaro…il tuo “Ti voglio bene” di sabato me lo porto dentro come un regalo….buon viaggio amico mio…ti voglio bene  anch’io…”.

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