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“Riaprire il caso”. Yara Gambirasio, la notizia dai legali di Massimo Bossetti: “Riesame dei reperti”

  • Italia
yara gambirasio massimo bossetti

Si torna a parlare della povera morte di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate di Sopra, scomparsa durante la serata del 26 novembre 2010 e ritrovata il 26 febbraio 2011. La giovane Yara aveva soltanto 13 anni. Unico condannato in via definitiva è Massimo Bossetti. Ed è proprio lui, tramite la sua difesa, che ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo di poter esaminare i reperti che hanno portato alla sentenza di condanna: i giudici si sono però riservati di decidere sulla richiesta dei legali del muratore.

Nella richiesta, gli avvocati di Bossetti, hanno parlato di “confronto acceso” in aula e hanno detto che la Procura ha definito “degli scartini” i reperti diversi dalla traccia 31G 20, con il Dna trovato sui leggins della ragazza. Chi conosce bene il caso sa che la traccia 31 G20 che rappresenta la ‘prova regina’ nel processo “è forse l’unica traccia che è effettivamente esaurita, stando alle dichiarazioni dei consulenti di allora”, hanno spiegato i legali che chiedono comunque di poter esaminare tutti gli altri reperti che la Procura avrebbe definito “scartini” in quanto – hanno riferito – “di secondaria o nulla importanza”.

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Sempre nella richiesta, Massimo Bossetti ha poi chiesto alla Corte d’assise di Bergamo che “sia prima di tutto ripristinata la legalità”, ha detto uno dei suoi legali, Paolo Camporini, al suo arrivo in tribunale a Bergamo. “Chiede sia ripristinata non solo la legittimità ma anche la legalità”. L’udienza si svolge a porte chiuse.

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C’è da dire inoltre che già da tempo gli avvocati di Massimo Bassetti stanno lavorando in vista di una richiesta di revisione della sentenza e, in questo senso, chiedono di aver accesso ai reparti e hanno anche messo in dubbio che i campioni di Dna provenienti dagli abiti di Yara Gambirasio, siano stati conservati correttamente.

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Chi non ricorda, Yara Gambirasio fu trovata morta in un campo a Chignolo d’Isola, ad alcuni chilometri di distanza, tre mesi dopo. Fu solo nel giugno del 2014 che venne individuato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, paese del circondario, come possibile autore del delitto. Bossetti fu condannato all’ergastolo e la sentenza fu confermata dalla Cassazione.

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