Nelle scuole di competenza comunale di Verona non si potrà parlare di omosessualità. O meglio, non saranno ammessi discorsi tesi a contrastare l’omofobia. Una proposta del consigliere Alberto Zelger ha convinto il consiglio comunale nonostante contenesse discorsi preoccupanti e fuori dal tempo: “Vigilare affinché, nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli”. Ma la parte peggiore è quella che prevede la raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti “sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi”. Di qui anche un sistema di pubblicità per divulgare, appunto, nome e cognome di chi in aula spiega che non c’è differenza tra eterosessuale e un gay. Ma riflettete sull’espressione “contro i principi morali e religiosi”. Benvenuti a Teheran, città padana.