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Unabomber, caso chiuso: “Così un poliziotto mi ha trasformato in mostro”

Unabomber era lui, l’ingegnere Elvo Zornitta. Segni particolari: imperturbabile, ordinatissimo, preparatissimo. “Diabolico” dissero gli inquirenti ricordando il contrasto fra il suo aspetto così normale, giacchettina maglioncino cravattina, una vita borghese da buon padre di famiglia, e la sua straordinaria capacità criminale. Un dottor Jekyll e mister Hyde, un uomo in grado di gabbare tutti riuscendo a piazzare quattro bombe mentre era indagato, intercettato e pedinato, di mutilare bambini avendo una figlia piccola, di profanare chiese nonostante la profonda fede religiosa.


Era lui il mostro. Ma non era così. Mercoledì scorso la Cassazione ha confermato la condanna del suo “persecutore”, il poliziotto Ezio Zernar, che secondo la giustizia avrebbe truccato la prova regina (il lamierino di un ordigno) per incastrarlo, sancendo così la fine del caso Unabomber. Zornitta la vive come una liberazione: “Da oggi sono molto più sereno”.

Per leggere l’intervista sul Corriere della Sera clicca qui. 

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