Chiunque abbia preso anche solo una volta un mezzo pubblico sa che i pericoli non mancano. Tra quelli più infidi c’è il rischio di essere derubati dai borseggiatori, i famosi ‘pickpocket’. Abilissimi e scaltri, questi malviventi approffittano spesso di un momento di distrazione e dell’elevato numero di persone, spesso strette come sardine una sull’altra, per rubare portafogli e quant’altro.
Oggi, in un mondo sempre più connesso dalla tecnologia dove paradossalmente siamo sempre più disconnessi l’uno dall’altro, la situazione sembra ancora più favorevole ai delinquenti. Ne dà conferma il racconto di un giornalista del Corriere della Sera che ha vissuto una brutta esperienza nella metropolitana di Milano. Erano circa le 19:00 quando l’uomo è stato letteralmente accerchiato…
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“Con un trucco mi hanno distratto e rapinato. Tutti guardavano il cellulare”
Il giornalista, sovrappensiero dopo una una giornata di lavoro, è stato avvicinato da qualcuno prima di salire sulla metro. Inizialmente pensava che volessero chiedergli informazioni o indicazioni, ma subito dopo si è sentito improvvisamente accerchiato. Poi un leggero tocco da dietro e, ‘magia’, il portafogli non c’è più. Come da manuale del perfetto borseggiatore i ladri hanno agito in un lampo e per la vittima non c’è stato nulla da fare.
Il caso ha voluto che nel portafogli non ci fossero contanti, ma solo documenti e una carta di credito prontamente bloccata dall’uomo. Resta l’amarezza della vittima: nessuno è intervenuto o ha visto nulla: “Sul vagone, in metropolitana, eravamo quattro gatti. Nessuno ha visto niente, nessuno ha detto niente, tutti presi dai loro cellulari, dai loro problemi o dalla mancanza di volontà di essere coinvolti”.
Mario Furlan il Presidente dei “City Angels” di #Milano salva una persona dalle borseggiatrici rom in metro.
— Francesco 🇮🇹 (@SaP011) June 20, 2024
Poi un altro passeggero strappa il telefono dalle mani di una borseggiatrice e la spinge insieme alle altre fuori dal mezzo. pic.twitter.com/jSBY9JyRLU
“Eppure una volta Milano era diversa – prosegue il racconto – Ricordo, sull’allora famigerata 95 Parlo della fine anni ’70. Ero un ragazzino, la gente si accorse che a bordo c’erano dei borseggiatori. Vennero fatti scendere dall’autobus alla fermata tra corso Italia e via Santa Sofia, con un voto istantaneo, democratico e plebiscitario. La riprovazione sociale era l’antidoto verso tutti i comportamenti antisociali”. Ma il ‘lieto fine’ c’è anche oggi.
Il giorno dopo l’uomo ha ricevuto una chiamata mentre stava andando dai carabinieri per la denuncia. Un certo Luigi gli ha riferito di aver trovato il suo portafoglio e grazie al biglietto da visita lo ha contattato: “Dentro il portafoglio c’è quasi tutto, a parte il bancomat, che avevo bloccato al volo, la tessera sanitaria e il tesserino dell’Ordine dei giornalisti. Penso: “Gli angeli esistono ancora“. La vita continua a stupire, anche a Milano”.
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