Un altro dramma nella famiglia Schillaci. Totò Schillaci, uno degli eroi di Italia ’90, ci ha lasciato a 59 anni poco più di un mese fa, il 18 settembre 2024. L’attaccante, che ha fatto sognare un intero Paese trascinando a suon di gol gli azzurri fino alla semifinale con l’Argentina di Maradona, è morto a causa di un tumore al colon. Una grande commozione ha scosso tutti, non solo gli appassionati di calcio.
Ora si è scoperto che il cugino di Totò, Maurizio Schillaci, ha saputo proprio nel giorno dell’ultimo saluto all’ex calciatore di Messina, Juventus e Inter di avere la tubercolosi. Il funerale è stato celebrato il 20 settembre scorso, subito dopo l’uomo è stato ricoverato in ospedale. Ancora oggi, dopo 33 giorni, Maurizio è sotto sedativi e le sue condizioni non sono delle migliori.
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Chi è Maurizio Schillaci: un passato da calciatore, poi la droga e la depressione
Come rivelato dal Corriere della Sera Maurizio Schillaci ha alle spalle una vita travagliata. Anche lui, come Totò, è stato un calciatore professionista. Si fece notare al Palermo da giovane, poi le esperienze al Licata, con Zdenek Zeman, e alla Lazio. Ma a 31 anni, a differenza del cugino, è iniziata la parabola discendente. Maurizio, anche lui attaccante, ha appeso gli scarpini al chiodo anche a causa dei numerosi infortuni. E per lui è iniziato un vero e proprio incubo.
Finito nella morsa della dipendenza da eroina e cocaina Maurizio Schillaci ha iniziato a soffrire di depressione e ha perso letteralmente tutto. Il sogno di diventare una stella del calcio si è sgretolato a poco a poco. Ha iniziato a vivere in macchina, una Fiatn Panda, poi nell’alloggio di un amico e infine per strada. Ha vissuto come senzatetto in Piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo, a Palermo. Il cugino di Totò Schillaci è rimasto solo. Accanto a lui sono rimasti soltanto i suoi cani, prima Johnny (morto a gennaio a 9 anni per una malattia), poi Ciccio, con lui dallo scorso marzo.
Il 23 agosto Maurizio si è svegliato senza sensibilità alle mani. Dopo alcuni accertamenti, dieci giorno dopo, un’associazione di volontari con ambulanza e medici l’hanno preso in carico e lo hanno fatto ricoverare all’ospedale Civico. Dopo gli esami del caso è arrivata la diagnosi di tubercolosi. Oggi Maurizio ha un tetto sulla sua testa, un letto e pasti regolari che lo hanno salvato almeno dalla fame. Pesa già sei chili in più e fonti a lui vicine raccontano che ha subito accettato il ricovero, comportamento raro tra molti clochard. Tuttavia le sue condizioni di salute preoccupano: la lunga degenza e la febbre nonostante gli antibiotici sono segnali che per Maurizio quella serenità che ognuno di noi meriterebbe è ancora lontana.
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