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Se la censura si mette in mostra

E l’Italia “bacchettona” finì in mostra. 300 lungometraggi e 80 cinegiornali, 100 pubblicità e cortometraggi, 28 manifesti censurati, filmati di tagli di 74 film oltre a quelli di 15 cinegiornali e cortometraggi, con videointerviste a testimoni e studiosi: è on line dal 13 giugno “Cinecensura, cento anni di revisione cinematografica in Italia”, la mostra virtuale promossa dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività culturali in collaborazione con CSC- Cineteca Nazionale. Da Pasolini a Milos Forman, da “Quella porcacciona di mia moglie” ai capolavori di Kubrick, dalla “Cena delle beffe” a “Ultimo tango a Parigi”, si tratta di un viaggio attraverso un secolo di sequestri, tagli, divieti. Una carrellata sull’evoluzione del nostro comune senso del pudore. Come ha spiegato lo sceneggiatore Stefano Rulli, presidente della Cineteca nazionale, «attraverso i brani dei film tagliati, i documenti della censura preventiva, i bozzetti dei manifesti censurati, le sentenze e gli atti parlamentari, si può ricostruire non soltanto un’inedita storia del cinema ma anche, riprendendo la felice definizione di Guido Crainz, quel “paese mancato” chiamato Italia».   L’esibizione, sebbene virtuale, è organizzata in tre “sale”. La prima è dedicata  ai temi (sesso, politica, religione e violenza), la seconda ai protagonisti della censura (Parlamento, i cattolici, i produttori, l’Avvocato), la terza infine alle modalità della censura (il muto, censura preventiva, documenti 1922 – 1946, sequestri e luci rosse, riedizioni televisive).


 

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