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“Sarà un disastro”. L’allarme di Matteo Bassetti: “Picco tra dicembre e gennaio”

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Covid Influenza Australiana

Con l’avvicinarsi dell’autunno torna al centro del dibattito la questione delle vaccinazioni, tra cali di copertura, timori legati alla nuova ondata influenzale e i soliti “litigi” tra esperti. A far scattare l’allarme è stato l’aumento dei contagi in Australia, fenomeno già osservato lo scorso anno e interpretato come un segnale anticipatore per l’Europa. Gli specialisti, quasi all’unisono, invitano alla prudenza e soprattutto alla vaccinazione, anche perché tra gli anziani si registra un calo, seppur lieve, delle adesioni alle campagne anti-influenza.

I numeri parlano chiaro. “Si conferma un trend in diminuzione nelle ultime stagioni dopo il picco raggiunto nella stagione pandemica 2020-21 con 65,3% – ricordano gli esperti –. Il calo della copertura vaccinale nella stagione 2024-25 rispetto a quella precedente è generalizzata in quasi tutte le regioni italiane tranne nella provincia autonoma di Trento, in Piemonte, Lombardia, Molise, Campania, Basilicata e Sardegna in cui si registra un lieve aumento e nel Friuli-Venezia Giulia in cui la copertura è rimasta invariata”.

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Covid Influenza Australiana


Covid e influenza australiana, le previsioni degli esperti

Gli obiettivi fissati dal ministero della Salute parlano di un minimo del 75% e un livello ottimale del 95% per tutti i target. Tuttavia, i dati aggiornati al 29 agosto 2025 mostrano che la copertura generale resta ancora lontanissima da tali traguardi: il 19,6% contro il 18,9% della stagione precedente, una crescita minima che non basta a invertire la tendenza.

A denunciare la gravità della situazione è Matteo Bassetti, che non usa mezzi termini. “I dati sono imbarazzanti, ben lontani dall’obiettivo minimo. Si vaccina meno di un italiano su cinque e dei fragili over 65 – che poi sono quelli che intasano i pronto soccorso o gli studi dei medici di famiglia, che si imbottiscono di antibiotici inutilmente incidendo sui costi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) – uno su due (e il dato è in calo). Sulla vaccinazione contro l’influenza, ma non solo, manca la cultura della prevenzione, manca la cultura della tutela del Ssn. Non ci stupiamo poi se i pronto soccorso si intasano: tra il 31 dicembre e il 15 gennaio temo ci sarà un disastro di casi, con una intersecazione dell’influenza con il Covid”.

Covid Influenza Australiana

Bassetti insiste anche sul ruolo della responsabilità individuale. “Siamo stati abituati ad avere tutto senza pagarlo, ma tutto questo non è sostenibile. Se le persone non si rendono conto che fare il vaccino è tutelare il Ssn e renderlo efficiente vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa – rimarca –. I medici questo lo dicono apertamente ma c’è chi invece non lo fa. Dobbiamo far sì, attraverso la prevenzione, che meno persone arrivino a curarsi per le malattie”.

Più prudente, ma altrettanto critico, si mostra Massimo Ciccozzi. Per l’epidemiologo c’è “stanchezza nelle vaccinazioni proprio degli over 65, il target prioritario della campagna. Gli anziani cominciano a manifestare meno fiducia. Che senso ha dire che l’influenza stagionale in arrivo in autunno sarà la peggiore di sempre, anche dell’anno precedente, senza avere in mano dati scientifici a supporto di questa tesi? Così si fa dell’inutile allarmismo, del terrorismo”.

Ciccozzi invita a un approccio più selettivo. “In questi anni il discorso vaccini è stato affrontato troppo e male”, osserva. “Si tende a dire a tutti di sottoporsi a immunizzazione contro qualsiasi malattia, invece i vaccini devono essere ‘mirati’, tenendo conto di condizione fisica della persona ed età. L’antinfluenzale devono farlo gli over 65, fragili e caregiver con più di 50 anni di età. Non dobbiamo essere ‘aggressivi’ nel mandare messaggi perché altrimenti otteniamo l’effetto opposto, come dimostra il caso del bambino di 3 anni morto per meningite a Bari perché non era stato vaccinato contro il meningococco”. L’esperto avverte inoltre: “La stanchezza nei confronti dei vaccini rischia di far diventare il morbillo come il Covid, una malattia endemica. Assurdo, visto che da oltre quarant’anni abbiamo un vaccino ad hoc contro il morbillo, malattia che in Italia ha il record di contagi tra i bambini nella fascia di età 0-4 anni. Se non si cambia rotta – avverte ancora Ciccozzi – tra 25 anni il morbillo rischia di diventare endemico”.

Una posizione simile è quella di Roberto Burioni, che sui social ha richiamato tutti alla cautela nelle previsioni. “Non è possibile prevedere in anticipo la gravità dell’epidemia annuale di influenza. Per cui se qualcuno vi dice che sarà grave o vi dice che sarà lieve, l’unica conclusione che potrete trarre da questa affermazione è che chi parla non sa la virologia”. E ancora: “Allo stesso modo è impossibile prevedere ora l’efficacia del vaccino. Ma il vaccino è sempre efficace: certi anni di più, certi anni di meno, ma un certo grado di efficacia c’è sempre”.

Burioni sottolinea poi l’importanza di non rinunciare a una protezione che resta l’unico strumento concreto per ridurre rischi e complicazioni. “È sciocco – sottolinea – visto che il vaccino non ha praticamente effetti collaterali, rinunciare a questa protezione che significa non ammalarsi, ammalarsi in maniera più lieve e trasmettere meno il virus agli altri”. E conclude con un invito chiaro: “Integratori, diete, vitamine – a meno di specifiche carenze dimostrate – non servono a nulla. Quando arriverà il momento (ora è presto) vaccinatevi senza paura e senza indugio”.


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