Cosa succederebbe se avvenisse quello che più si teme in questi giorni? Parliamo di un problema dal punto di vista nucleare, generato ad esempio dalla distruzione di una centrale come quella di Zaporizhzhia. Le reazioni nocive arriverebbero anche in Italia, proprio come si è temuto nel 1986 dopo il disastro di Chernobyl? Il governo italiano, per fronteggiare una criticità del genere, ha pronto un piano. Lo stesso, c’è da dirlo, che useremmo anche in caso di incidenti in un impianto francese o svizzero. Ora però, tutte le ansie sono rivolte a quelle centrali in Ucraina, in forte criticità per via dell’invasione in atto da parte della Russia.
E a qualche minuto dalla mezzanotte (certo usato per ribadire che il rischio nucleare è molto più vicino ora che durante la guerra fredda), il governo italiano aggiorna il “piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”. Una cosa che non avveniva da ben 12 anni e che oggi assume il valore di vademecum per affrontare un’emergenza causata dal lancio di missili con testate atomiche e fusioni di noccioli. Lo stesso è stato firmato dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
Nucleare, il piano di emergenza dell’Italia
Si tratta di 82 pagine in cui si spiega agli italiani cosa dovranno fare in caso di esposizione a radiazioni dopo un evento nucleare. Ma veniamo ai consigli pratici: si parla chiaramente di cercare un “riparo al chiuso”, con l’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre sigillate e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni.
Poi c’è la iodioprofilassi (da somministrare solo alla fascia di età 0-40 anni e alle donne incinte o in fase di allattamento, a meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione per evitare danni fisici anche molto seri). Ma anche il controllo della filiera produttiva e monitoraggio della radioattività nell’ambiente e delle derrate alimentari. Esistono 3 fasi da prendere in atto dopo un evento nucleare. Si parte con quella iniziale con il verificarsi dell’evento e il passaggio della nube tossica; intermedia con la deposizione al suolo delle sostanza radioattive.
Infine l’ultima fase: ovvero quella di situazione esistente e programmata dove ci sarà l’ottimizzazione della strategia di protezione. Atti che verranno messi in atto “Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese. Sarà la protezione civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”, fanno sapere dal governo.