“Se le tue foto non sono abbastanza buone, è perché non sei abbastanza vicino” diceva Robert Capa. Un errore in cui il mito del fotogiornalismo non volle cadere mai. Rischiò la vita, in prima linea, in tutti conflitti che riuscì a inquadrare: la guerra civile spagnola e quella sino giapponese, il secondo conflitto mondiale e quello tra arabi e israeliani del 1948. E morì durante la guerra in Indocina, su una mina calpestata mentre cercava di fotografare una colonna francese in marcia. Dopo Roma e Firenze sono arrivati a Genova (Palazzo Ducale) 78 suoi scatti in bianco e nero che raccontano l’avanzata degli Alleati in Italia tra il 1943 e il 1944. “Capa – scrisse John Steinbeck – sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione scattando mentre le era accanto”