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Cuginetti travolti dal suv, ecco le parole dei genitori

  • Italia

È una giornata di lutto e tristezza a Vittoria. Ma non solo. Ci sono anche altre sensazioni che si mescolano negli animi di questa comunità, di chi ha sofferto da vicino due morti innocenti, assurde. La vicenda, ormai, la conoscete: due cuginetti di 11 e 12 anni sono stati investiti in pieno da una jeep. Erano seduti sul marciapiede fuori casa, quando il pirata della strada ha perso il controllo della vettura e li ha travolti. Uno dei due bimbi è morto sul colpo.

Per l’altro, invece, i medici hanno provato di tutto: prima cinque ore di intervento al pronto soccorso locale, poi l’amputazione delle gambe all’Ospedale di Catania. Oggi, proprio durante i funerali del cugino, la notizia della morte. Quando si è sparsa la notizia, nel piazzale antistante la Chiesa di San Giovanni, un nuovo grido di dolare è partito dalle oltre tremila persone accorse per l’ultimo saluto. A celebrare la messa c’era il vescovo di Ragusa, Carmelo Cuttitta. E le sue parole si mischiano a quelle dei genitori. Continua a leggere dopo la foto.


“Oggi Alessio è con noi – ha detto il vescovo – e lo sarà sempre. Il suo sacrificio non resti vano. Quando ho saputo di questa tragedia ho pianto, lo confesso. I legami non si rompono, rimangono sempre forti. Noi vogliamo che Alessio dal cielo ci possa guardare, ci guarderà uno per uno. Sono certo che nella sua giovane età ha fatto tante belle cose, molte me le hanno raccontate persone che questa mattina arrivavano qui”. Le ultime parole sono un saluto: “Alessio, arrivederci”. Ma tra la commozione e il raccoglimento, c’è anche la rabbia e la disperazione. Come quella dei genitori della prima vittima. Continua a leggere dopo la foto.

“Voglio dire una cosa a tutta l’Italia: chiedo giustizia – dice il padre, tra le lacrime – Non si può andare avanti così, per me non era un bambino era tutta la vita. Anche per sua mamma che lo ha partorito. Questo dolore non possiamo dimenticarlo, noi per questo dolore dobbiamo lasciare anche la casa perché non ce la facciamo. Chiedo giustizia”. Parole forti, parole vere, pronunciate mentre bacia la bara, bianca e candida, del figlio, tra gli applausi della gente. Continua a leggere dopo la foto.

Intanto, un giornalista, che aveva denunciato come i funerali fossero organizzati da una ditta mafiosa vicina al pirata della strada, è stato minacciato di morte. Non si ferma quindi la violenza, l’odio, la paura, a Vittoria. Neanche durante i funerali e nei giorni del lutto. E adesso che la giustizia faccia veramente il suo corso. E non abbia nessuna pietà.

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