Quattro mesi di chiusura per il Cocoricò di Riccione. È quanto ha deciso il questore di Rimini, Maurizio Improta, dopo la morte del 16enne di Città di Castello per overdose da ecstasy. L’estate per il Cocoricò può dirsi definitivamente chiusa con due mesi d’anticipo: la decisione era attesa da giorni: sul tavolo del questore c’era un dossier compilato dai carabinieri, con le vicende degli ultimi due anni di attività del locale notturno. Nei fascicoli erano citati altri episodi tra risse, furti e spaccio. Non è il primo anno che il Cocoricò finisce nella bufera: nel 2013 la discoteca della riviera romagnola era stata chiusa per microcriminalità e spaccio di droga e nel 2011, dopo che un ragazzo diciottenne di Cattolica era finito in coma per aver preso ecstasy.
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E per una discoteca storica, che dà lavoro a 200 dipendenti, che riesce a ospitare anche 6000 persone a serata e a fatturare decine di migliaia di euro, non sarà facile sopravvivere a un provvedimento di questo tipo. Nei giorni scorsi, quando già circolava l’ipotesi della serrata, i frequentatori della piramide avevano persino organizzato una petizione online, per chiedere di non spegnere le luci sul Cocoricò. Una raccolta firme che in poche ore aveva ottenuto centinaia di adesioni.