Gaspare Agnello uno degli storici giurati del Premio Sciascia, amico personale dell’autore de “Il giorno della civetta” con un gesto di profondo sdegno, ha deciso di dimettersi. Secondo l’ex giurato è inconcepibile che in corsa all’evento fondato nel 1980 come strumento culturale di riscatto del Sud, ci sia tra gli altri un pluriassassino di mafia. L’autore discusso è Giuseppe Grassonelli che sta scontando l’ergastolo per una serie di omicidi commessi in Sicilia tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dei Novanta, senza mai diventare un pentito e partecipa con il suo Malerba, storia autobiografica scritta a quattro mani con Carmelo Sardo, giornalista del Tg5 che ha iniziato la sua carriera occupandosi di mafia a “L’Ora” di Palermo. “E’ possibile che un ergastolano che si è macchiato di crimini efferati partecipi a un premio letterario di cui sono stati protagonisti Sciascia, Consolo e Bufalino?” – chiede indignato Agnello – “Io penso di no perché il libro racconta la verità di Grassonelli che non è neppure collaboratore di giustizia e che le sue vittime non possono contestare”.Da parte sua, alla fine del libro, lo stesso Grassonelli si rivolge al lettore spiegando che ha sbagliato, ma che dopo venti anni di carcere è cambiato e chiede una nuova opportunità. Concetto ribadito nei giorni scorsi in una lettera scritta dall’autore nella quale chiede scusa per i crimini commessi. Il libro è arrivato in finale al premio Sciascia, che verrà assegnato domenica 31 agosto da una giuria popolare a Grotte, vicino ad Agrigento. A contendersi il premio, oltre a Salvatore Falzone (“Piccola Atene”), c’è Caterina Chinnici (“E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”), figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia.
Leonardo Sciascia con gli amici Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino