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Omicidio Meredith, Sollecito si sfoga: “Non chiamatemi mai più assassino”

  • Italia

 

“Mi sento come un sequestrato che è tornato in libertà. Ma il mio sequestro è stato duro soprattutto perché sono stato additato come un assassino. Ho visto la mia vita e la mia famiglia fatta a pezzi per nulla. Ho letto da qualche parte che io avrei detto di essere sorpreso da questa sentenza, non è così, perché penso che è proprio così che doveva finire”. Lo ha detto Raffaele Sollecito nella conferenza stampa indetta dopo l’assoluzione. Tre giorni dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito la fine di un processo lungo quasi otto anni, il ragazzo ha incontrato la stampa con suo padre, Francesco Sollecito, e i suoi legali Giulia Bongiorno, Luca Maori e Francesco Mastro.

“Il momento più bello è stata la telefonata di mia sorella che – ha raccontato – mi ha annunciato il contenuto della sentenza. Per me è cominciata una nuova vita. Per il momento più brutto ho l’imbarazzo della scelta in 7 anni e cinque mesi, un tempo infinito quando si soffre, quando si vive una tragedia infernale, è un tempo che non finisce mai. Tra i momenti più brutti comunque c’è l’arresto: avevo dato l’allarme io, mi ero messo al servizio degli investigatori. Mi sembrava surreale il fatto di essere arrestato, ma quando ero in carcere la certezza della mia innocenza mi ha dato la forza”. Tra i momenti più duri Sollecito ricorda anche l’annullamento della prima sentenza di assoluzione.

(Continua dopo la foto)


 

“Non sapere il perché di tanto odio nei confronti miei e della mia famiglia. Dopo questa conferenza stampa non voglio più parlare di questo processo. E per quanto riguarda il mio rapporto con Amanda – ha ribadito – era solo semplice affetto tra due ragazzi poco più che adolescenti. Auguro ad Amanda ogni bene. Forse in futuro scriverò un libro, o forse no. Questa ferita non si rimarginerà mai, perché è diventata troppo profonda nel mio cuore e nel mio animo. Ringrazio tutti i giudici che hanno creduto in me perché mi hanno ridato la dignità e mi hanno risarcito moralmente. Ma questa ferita non smetterà mai di sanguinare, non si cicatrizzerà mai. Prima di trovarmi coinvolto in questo caso non sapevo dell’esistenza di una verità processuale, per me la verità è stata sempre e solo una e ho affrontato tutto con la verità nelle mie mani e a viso aperto”.

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