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Garlasco, consulente Garofano: “Mai stato nella villetta dei Poggi”, ma le foto lo smentiscono

  • Italia

Il caso Garlasco, uno dei più discussi e controversi della cronaca giudiziaria italiana degli ultimi decenni, è tornato prepotentemente sotto i riflettori. Una nuova fase processuale ha acceso un ulteriore dibattito su conflitti d’interesse, consulenze tecniche discutibili e presunte anomalie nelle indagini. Al centro delle polemiche vi è la figura di Luciano Garofano, ex generale dei carabinieri e già comandante del Ris di Parma, la cui nomina a consulente tecnico della difesa di Andrea Sempio ha sollevato un’ondata di perplessità e proteste.

>>Nuovi elementi emergono nel caso Garlasco: una telefonata dimenticata riapre l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi

Garofano, da parte sua, ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto nei rilievi effettuati nell’abitazione di via Pascoli, dove fu uccisa Chiara Poggi nell’agosto del 2007. Tuttavia, questa affermazione è stata smentita da documenti ufficiali e materiali fotografici: un verbale del 3 ottobre 2007, da lui stesso firmato, attesta inequivocabilmente la sua presenza sulla scena del crimine, con tanto di tuta bianca e guanti. Anche alcune riprese video lo mostrano chiaramente all’interno della casa. Per questo motivo, la difesa di Alberto Stasi ha chiesto l’esclusione di Garofano per incompatibilità, una richiesta su cui la giudice Daniela Garlaschelli si è riservata di decidere, come già avvenuto nel caso del genetista Emiliano Giardina, ricusato per una vecchia intervista in cui metteva in dubbio l’attendibilità delle tracce di DNA sotto le unghie della vittima.


Garlasco, ex RIS Garofano: “Mai stato nella villetta dei Poggi”. Smentito dalle foto

Un altro punto critico riguarda i contatti del 2017 tra Andrea Sempio e l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, storico legale della famiglia Poggi. In un servizio andato in onda l’8 aprile su Le Iene, Sempio e sua madre hanno raccontato di scambi di documenti con il legale e di presunte comunicazioni anticipate su aspetti sensibili dell’indagine. A supportare questi sospetti vi sarebbe anche un’intercettazione in cui Sempio discute con il padre dettagli dell’inchiesta che, all’epoca, non gli erano ancora stati notificati ufficialmente. La Procura ha quindi avviato una nuova verifica su quelle intercettazioni, riaprendo un fronte di indagine che sembrava ormai chiuso.

Tizzoni, in aula, ha respinto con forza ogni accusa, puntando invece il dito contro la Procura di Pavia. L’ha accusata di “alimentare un processo mediatico” e di voler costruire scenari giudiziari “su basi scientificamente incerte”. Il legale ha ribadito che il DNA ritrovato sotto le unghie di Chiara Poggi non è attendibile, una tesi già sostenuta dalla perizia De Stefano, e ha bollato la riapertura delle indagini come “inutile e dannosa”, confermando la propria convinzione sulla colpevolezza di Stasi.

Nel frattempo, proprio Alberto Stasi ha richiesto la semilibertà, un passo importante dopo oltre quindici anni di detenzione. Tuttavia, la Procura generale di Milano ha espresso parere negativo, contestando in particolare un’intervista rilasciata dall’ex studente a Le Iene nel marzo scorso, durante un permesso premio. Secondo l’accusa, Stasi non avrebbe avuto l’autorizzazione per parlare con i media, ma i suoi legali hanno ribattuto che non esisteva alcun divieto esplicito, e che l’intervista è avvenuta nel pieno rispetto delle prescrizioni.


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