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Ogni giorno davanti alla morte, e quel senso di impotenza che spesso i medici provano davanti ai malati terminale. Eppure, anche tra le corse, esiste la speranza. Ecco la lezione di vita di una malata raccontata a un medico

  • Italia

 

“Ti offendi se non voglio fare nulla… io sono stanca”. Marco Deplano è un medico 37enne che lavora all’ospedale Sirai di Carbonia, in Sardegna. Sul suo profilo Facebook racconta molto di se stesso, di come si sente. Qualche giorno fa ha deciso di condividere ciò che gli è capitato durante “una consulenza in un altro reparto. Una delle solite e molteplici consulenze della giornata… ordinaria amministrazione”. Almeno sembrava, perché in una conversazione di pochi minuti gli è stata impartita la lezione di vita più toccante della sua vita.

Davanti a sé Marco ha una signora, “una paziente tra i 70 e gli 80 anni, bianca bianca, capello rosso carota con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile”.

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Guarda la cartella, “la visito e ripeto l’ecografia”. Le spiega in parte la situazione e lei: “Scusi se la interrompo… avrò un’altra sacchetta anche dietro?”. “Si signora…”, le risponde il 37enne. La paziente gli chiede il nome e aggiunge: “Hai due minuti per me? Lo sai che io sono già morta? Si… sono morta 15 anni fa”, quando suo figlio a 33 anni è deceduto a causa di un infarto. “Io sono morta quel giorno lo sai? Io dovevo morire con lui 15 anni fa, dovevo morire 10 anni fa quando mi hanno trovato la malattia e adesso io non devo più fingere per gli altri – sottolinea la donna – I figli sono sistemati, i nipoti pure… io devo tornare da lui. Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette soffrendo e facendo penare i miei cari… io ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla… io sono stanca e mi affido alle mani di Dio”.

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“Anzi fai una cosa sospendi la trasfusione che ho voglia di tornare a casa e mangiare un gelato con mio nipote”, aggiunge. “Lei può fare quello che vuole… ma mettendo due…”, cerca di convincerla il medico ma lei è ferma: “Marco ti ho detto no. La vita e mia e ho deciso così”. A questo punto il 37enne racconta di come si sia “scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia. Non c’erano più gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida… nulla tutto inutile. Nudo e disarmato dinanzi a un candore e una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito”.

I suoi occhi sono diventati lucidi: “In quel momento – scrive nel suo post – era la donna più bella del mondo, luminosa, decisa, mamma, nonna… in una parola amore puro. Forse è stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda.Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare e invece mi ha impartito la lezione di vita più toccante della mia vita. La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo. Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno”. Il post di Marco Deplano è diventato in poco tempo virale e lui, “meravigliato, lusingato, sorpreso ed emozionato”, in un messaggio ringrazia tutti e aggiunge: “Io non sono che uno dei tanti medici che lavora con passione ogni giorno, che ogni giorno sfida oggettive difficoltà che i non addetti ai lavori spesso scambiano per mancanza di professionalità”.

“Non siete tutti uguali voi pazienti e ognuno ha bisogno del tempo necessario e soprattutto noi medici siamo uomini, con i nostri limiti, tempi e personalità ma soprattutto non siamo Dio – aggiunge – La vita quando deve finire finisce e noi affianco a voi siamo spettatori impotenti. E io prima di essere dr. Deplano sono Marco, pregi e difetti inclusi, ho un mio trascorso, ho il mio carattere (accio) anche se i casini personali li lascio fuori dalla porta dell’ospedale… sono sempre umano… e ho tanto da imparare”.

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