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“Non parlare, devi dire che non sai niente”. La tragedia della piccola Fortuna, violentata e spinta giù dal balcone. Un quartiere costretto al silenzio. Ma quei tre bimbi coraggiosi rompono l’omertà e la verità viene a galla

 

“Non imbrogliarti con la bocca… Devi dire che non sai niente”. “Non parlare troppo, che quelli mettono le microspie”. Questa era la terribile infanzia dei bambini del Parco Verde di Caivano, quello dove due anni fa è morta la piccola Fortuna Loffredo, 6 anni, volata giù dal balcone all’ottavo piano di casa. Un vero e proprio incubo a occhi aperti che ha segnato quelle piccole vite.

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A uccidere Fortuna, dopo averla violentata, sarebbe stato il vicino, Raimondo Caputo. La compagnia, Marianna Fabozzi, secondo le ricostruzioni di pm e carabinieri era al corrente di tutto. Alle proprie figlie, testimoni di quegli orrori, era solita dire di stare calme, di non agitarsi.

 

“Tanto poi passa” era la frase che ripeteva. Proprio le figlie di Marianna ora vivono in comunità, strappate da quel luogo terribile che le aveva costrette a diventare adulte parecchio prima del tempo. La loro testimonianza è stata decisiva per ricostruire la vicenda: quel giorno Chicca (così soprannominavano Fortuna) era venuta in casa Fabiozzi per giocare. Poi, era uscita dalla stanza dicendo di volersi cambiare le scarpe perché le facevano male. A quel punto, l’incontro fatale con Raimondo Caputo detto Titò. Che l’avrebbe violentata e poi spinta giù dal balcone di casa.

 

Il Corriere della Sera racconta di un clima di omertà nel quartiere rotto soltanto dai più piccoli. “Molti nel parco dicevano che era stato Titò” avrebbe detto un’altra bambina. Un’altra, una vicina, dice: “”Mi uccideva pure a me se andavo con Chicca… meno male che non sono andata”. Famiglie intere che avevano fatto finora voto del silenzio, un tacito accordo tra genitori e figli per non rivelare nulla. Poi, tre bambini hanno abbattuto il muro. E fatto luce su una tragedia troppo difficile da capire per loro.

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