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Lutto nel giornalismo, l’Italia perde uno dei migliori testimoni del nostro tempo

  • Italia
nino milazzo giornalista morto 91 anni

Lutto nel mondo del giornalismo. Se ne è andato all’età di 91 anni Nino Milazzo, giornalista catanese che ha legato il suo nome principalmente ai quotidiani “La Sicilia” e il “Corriere della Sera”. Catania e la Sicilia perdono così, dopo Tony Zermo, un altro attento testimone di oltre mezzo secolo di storia del mondo. Nino Milazzo era nato a Biancavilla il 16 gennaio del 1930. Aveva iniziato la sua carriera nel 1952 proprio a Catania con “Il giornale dell’Isola”, poi divenuto “L’Isola”.

Nel 1956 passa a “L’Espresso Sera”, l’anno dopo è a “La Sicilia” del direttore Antonio Prestinenza. Poi arriva la prima breve esperienza al “Corriere della Sera”, è il 1973. Dopo pochi mesi, tuttavia, Nino torna a “La Sicilia” col direttore Mario Ciancio Sanfilippo. È dal 1978 al 1987 che torna di nuovo a lavorare al Corsera dove diventa anche vicedirettore. Dall’87 all’89 è ancora a “La Sicilia” per rilanciare il quotidiano stavolta come condirettore.

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Esperto di politica internazionale Nino Milazzo è stato anche vicedirettore vicario dell’Indipendente assieme a Riccardo Franco Levi. Ha collaborato con “Il Sole 24 Ore”, “L’Europeo” e diversi programmi tv di Enzo Biagi. Dal 2000 al 2006 è stato direttore dell’emittente televisiva Telecolor, successivamente diventa presidente del Teatro Stabile di Catania. Numerose le sue pubblicazioni, tra cui “Conversazioni sul Mezzogiorno”, edito da Sperling & Kupfer, “Un italiano di Sicilia”, Bonanno, e “Il mio Novecento. Memorie del secolo breve”.

nino milazzo giornalista morto 91 anni

In questo suo ultimo libro ci sono oltre cinquanta articoli, reportage e commenti scritti per La Sicilia e il Corriere della Sera tra il 1963 e il 2009. Ferruccio De Bortoli ha detto: “La lezione di Nino Milazzo ci insegna che non bisogna mai essere convinti di possedere la verità poiché non si è mai sufficientemente esperti, nemmeno quando si tratta uno specifico argomento da molti anni”.

“Il suo approccio – dice ancora De Bortoli su Nino Milazzo – è stato quello di un giornalista scrupoloso e per certi versi “anglosassone”, che si è innestato perfettamente nella tradizione migliore del Corriere della Sera con una grande apertura nei confronti degli esteri, non soltanto della politica, della cronaca e della società italiana. All’epoca il mondo era diviso severamente da una cortina di ferro: c’era un blocco comunista che pensavamo assolutamente indistruttibile ma Nino Milazzo seppe cogliere, con grande preveggenza, i segni di decomposizione del sistema, intuendo che questo non avrebbe resistito al cambiamento dell’economia, della tecnologia e della scienza e in qualche modo sarebbe dovuto cadere, anche se forse non clamorosamente come accadde nel 1989”.


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