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“Una mascherina 1522”. Il ‘codice segreto’ in farmacia per denunciare violenza e abusi

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Gli abusi e le violenze sulle donne sono una delle peggiori piaghe della società. Esistono, però, diversi strumenti a disposizione per poterli denunciare. Uno, in particolare, si trova in farmacia. La storia è quella di una giovane che sta per compiere 17 anni. La ragazza è stata abusata per anni da un amico della famiglia, fidatissimo e dunque insospettabile. I genitori della 16enne si fidavano tanto da lasciarla da sola con l’amico quando non potevano stare con lei.

E l’orco se ne è approfittato per anni. Oltretutto l’uomo, dopo le violenze, avrebbe minacciato la ragazza. Inoltre per comprare il suo silenzio le avrebbe fatto anche dei regalini. Un incubo che sembrava non finire mai. Poi, però, un’amica della giovane le ha consigliato di recarsi in farmacia e chiedere al bancone: “Vorrei una mascherina 1522”. Si tratta di un messaggio in codice che consente alle donne di denunciare abusi senza doversi recare dalle forze dell’ordine.

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Se una donna è vittima di abusi può infatti chiedere al bancone di una qualunque farmacia: “Vorrei una mascherina 1522”. Il messaggio in codice è ispirato al numero antiviolenza. La giovane, che risiede ad Oristano, aveva chiesto consiglio ad un’amica e così poi ha trovato il coraggio di denunciare gli abusi in farmacia. Il farmacista, non appena ascoltate quelle parole, ha contattato la polizia e così, sei mesi fa, sono scattate le indagini.

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I contorni della vicenda sono così venuti a galla grazie alle indagini degli uomini della polizia. A quanto pare le violenze sono iniziate nel 2016 e sarebbero proseguite fino al 2020. La bambina era affidata all’uomo e alla moglie di quest’ultimo. Gli abusi avvenivano quando la moglie era assente.

Sei mesi fa un’amica della ragazza le ha chiesto cosa avesse perché aveva notato alcuni suoi comportamenti strani. Così la giovane si è confidata e a quel punto è arrivato il consiglio di ricorrere al messaggio in codice “Vorrei una mascherina 1522”. Le indagini hanno così permesso di raccogliere diverse prove e per il 60enne è scattata la custodia cautelare in carcere. L’uomo davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere e al momento si trova dietro le sbarre.

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