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Morte Marco Vannini: intercettazioni inedite, il mistero di casa Ciontoli

Sono stati resi noti i contenuti di altre intercettazioni in mano alla Procura di Civitavecchia, risalenti alla fase di indagini preliminari che precedettero il processo a carico della famiglia Ciontoli per la morte di Marco Vannini, 20enne di Cerveteri, ferito da un colpo di arma da fuoco, soccorso in ritardo, e deceduto dopo ore di agonia la notte del 18 maggio 2015 a Ladispoli, in casa della fidanzata Martina.

La difesa della famiglia Vannini, parte civile nel processo, ha ottenuto la copia del cd con gli audio dalla Procura di Civitavecchia solo questa estate: telefonate ascoltate in occasione della preparazione del documentario “Il caso Vannini” prodotto da “Stand by me”, in onda giovedì 17 ottobre alle ore 21.25 sul NOVE. Alcuni particolari inediti arrivano dalle sulle utenze telefoniche di Tonino, Martina, Federico Ciontoli e della signora Maria Pezzillo. Intercettazioni ritenute non rilevanti dalla procura di Civitavecchia e dunque sono rimaste fuori dal processo. (Continua a leggere dopo la foto)


Antonio Ciontoli è stato condannato per uno sparo involontario che ha colpito Marco Vannini. Una telefonata mai ascoltata prima, tra il padre e il fratello di Antonio Ciontoli, mostra che anche loro non si mostrassero proprio convinti del luogo dello sparo, almeno al telefono. “Ma davvero stava in bagno?”, chiede uno all’altro, dubbioso. Seguono delle esitazioni, attimi di silenzio, allora il padre di Antonio Cintoli dice all’altro figlio: “Così mi ha detto no lo so… che è capitato nel bagno”. “Io ribadisco che mio figlio non si sarebbe mai fatto il bagno e avrebbe fatto entrare il suocero. Avrebbe fatto entrare Martina nel bagno, come faceva a casa mia”, ha sempre dichiarato Marina, la mamma di Marco Vannini. (Continua a leggere dopo la foto)

Tra le intercettazioni inedite anche quella che riguarda una conversazione tra Federico Ciontoli e uno zio: “Lo spruzzo del salotto chiama ricordi”. Federico è fuori casa e chiama uno zio e gli parla di un non meglio definito “spruzzo” nel salone: “Quel coso che spruzza il profumo…. eh se lo spegnete – raccomanda al parente che, dopo il fatto, insieme ad altri congiunti dormiva in casa Ciontoli per far compagnia alla famiglia – perché quello nella notte richiama i ricordi … Papà e Martina là dormono, là […] perché col fatto che quando spruzza il profumo ricorda”. (Continua a leggere dopo la foto)

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“Sembra che parlino in codice, io mi chiedo come mai in quel frangente pensavano al profumo, evidentemente serviva a nascondere qualche odore”, ha detto il padre Valerio al fatto quotidiano commentando le intercettazioni. “Erano fumatori loro avevano uno spruzzino per ambiente che usavano per l’odore di fumo”, ha spiegato la mamma Marina. Il generale Luciano Garofano, ex comandante dei RIS di Parma e consulente della parte civile nel processo Vannini ha commentato questa telefonata definendola “strana”.

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