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“Mia figlia poteva salvarsi”. Lavinia Trematerra, il racconto choc del padre: “L’ambulanza ferma mezzora”

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Lavinia Trematerra poteva salvarsi

Lavinia Trematerra poteva salvarsi? È questa la domanda che si fa il padre adesso, a distanza di qualche giorno. Come in molti ricorderanno, la piccola è morta ad appena 7 anni, colpita da una enorme statua che le è finita addosso staccandosi dalla base. È successo tutto a Monaco di Baviera, dove la bimba e la sua famiglia erano in vacanza. Qui, nel giardino dell’hotel dove pernottavano, la statua si è staccata finendo sopra alla bimba, non lasciandole scampo.

Il racconto del padre, ascoltato dal Mattino, è furioso. “Quella statua pesava un centinaio di chili. Per liberare mia figlia sono servite tre persone. Non c’era neanche un cartello per avvertire di non avvicinarsi troppo indicando una situazione di pericolo. La statua era lì, senza alcuna protezione, nel bel mezzo di un giardino frequentato da tutti gli ospiti dell’hotel. Lo sguardo di mia figlia, che mi chiedeva aiuto, non lo dimenticherò mai più. L’ho tenuta in braccio, impotente, fino all’arrivo dell’ambulanza”.

Lavinia Trematerra poteva salvarsi


Lavinia Trematerra poteva salvarsi? Il racconto choc del papà

Poi l’uomo parla dei soccorsi: “Sono arrivati nel giro di una decina di minuti. Sì, hanno fatto presto: il tempo però l’hanno perso dopo. Mi spiego meglio: è vero che l’ambulanza è arrivata in una manciata di minuti, ma poi – con Lavinia a bordo – è rimasta ferma almeno mezz’ora davanti all’albergo prima, finalmente, di partire”.

Lavinia Trematerra poteva salvarsi

“Mi hanno spiegato che aspettavano indicazioni su dove portarla, quale fosse un pronto soccorso disponibile e ci sono voluti trenta minuti prima che la centrale operativa di Monaco di Baviera desse indicazioni sul da farsi. Da noi funziona che se chiami il 118, il paziente in codice rosso viene trasportato nell’ospedale più vicino senza perdere neanche un minuto”.

Lavinia Trematerra poteva salvarsi

Ora l’uomo vuole chiarezza, ma specifica: “I tempi mi hanno già anticipato che saranno lunghi, prima di tre o quattro mesi credo che non sapremo nulla e nè avremo i referti. Ero lì, a pochi metri da lei. L’ho sentita gridare, urla soffocate, l’ho raggiunta in un attimo ma è stato tutto inutile. Per la mia bambina non c’era più niente da fare”. Un racconto atroce.

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