La celebre foto del “miliziano colpito a morte” ritratto nel 1936, durante la guerra civile spagnola, da Robert Capa è sempre stata al centro di controversie a causa delle incertezze sulla sua genuinità: in molti hanno infatti dubitato che fosse uno scatto costruito ad arte e non uno scatto casuale. Le dichiarazioni di Ara Guler uno degli ultimi mostri sacri dell’agenzia Magnum ancora in vita, in un’intervista realizzata ad Istanbul da Simone Perotti, nell’ambito del Progetto Mediterranea, mette di nuovo al centro dell’attenzione una delle immagini più iconiche del XX secolo.
Secondo Guler, ormai novantenne, lo scatto non fu opera del celebre fotografo, ma di una sua assistente. “Capa – dice Ara Guler – era uno che non faceva abbastanza. Non era completo. Aveva sempre un mucchio di donne con lui, un viavai. La famosa foto del soldato che cade colpito alla testa, ad esempio, non l’ha fatta lui, ma una ragazza che era lì con lui. Di lui non si sa mai quali foto abbia scattato e quali gli siano state attribuite, ma non sono sue. Cartier Bresson invece faceva tutto lui, è tutta roba sua, e lui è stato un grande, certo”. Già nel 2009, Josè Manuel Susperregui , nel suo libro “Ombre della fotografia” faceva notare che l’immagine fu scattata con una Rolleiflex, non la Leika, che era normalmente usata da Capa.
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