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Il giallo della morte di Elena Ceste: un mistero noir tra web e sesso

  • Italia

Quello di Elena Ceste è un caso sempre più complicato e i nuovi particolari e le riflessioni che emergono fanno sì che si trasformi in un vero e proprio giallo. Nella vicenda della mamma scomparsa e poi ritrovata cadavere a poche centinaia di metri dalla sua casa, lo spartiacque è la notte del 23 gennaio 2014, secondo Alessandro Perissinotto che propone la sua tesi sul quotidiano Il Mattino. È in quella notte, secondo quanto dice il marito della donna scomparsa e ritrovata cadavere, che Elena, nel buio di una stanza da letto già pronta per il sonno, fa una rivelazione: ha avuto rapporti sessuali con altri uomini contattati via Facebook. Di lì “scoppia una lite: dopo mesi di sospetti, di bugie, di sensi di colpa, di frustrazioni, l’affiorare della realtà cancella per sempre l’immagine di famiglia felice che Elena e il marito Michele hanno costruito”. Tipico scenario in cui uno o l’altro partner è chiamato a prendere una decisione. Chi lo farà in questo caso? Il giorno dopo di Michele sembra quello di una persona che cerca di aggrapparsi alla normalità: accompagna i figli a scuola, perché la moglie non si sente bene. Al contrario, Elena pare non riuscire a riprendersi dal turbamento: durante la notte (ma forse questo accade già da settimane), nella sua mente si sono accumulate voci, minacce, immagini di un video hard che uno dei suoi amanti avrebbe girato e poi fatto circolare.

(continua dopo la foto)


Nell’animo di Elena piomba il senso di colpa? E forse arriva la terribile decisione: “Prende la decisione, la più folle, la più radicale: si spoglia nuda nel cortile della villetta, ripiega i vestiti, abbandona persino gli occhiali che le sono indispensabili e corre via, nella nebbia leggera di un inverno mite. Entra nel bosco, inciampa, cade in un canale, e a poco a poco la vita la abbandona, come poco prima l’aveva abbandonata la ragione. Il suo corpo viene dilavato dalle piogge, trascinato dall’acqua, sommerso dal fango, ricoperto dai rovi, fino a che una ruspa, nove mesi dopo, non lo riporta alla luce facendone scempio per l’ultima volta”. Oppure la decisione la prende Michele, fredda e razionale: torna e uccide la moglie, per lavare quell’onta, per vendicarsi, infine ne occulta il corpo.

Se le cose sono andate in quest’ultimo modo, occorre una messa in scena. Consegna ai carabinieri gli occhiali e i vestiti della moglie sostenendo di averli trovati in giardino, piange, si mostra addolorato, si dispera: tutte cose che la tv del dolore ci ha ormai mostrato mille volte. Fingiamo di leggere un noir: se la decisione l’ha presa Elena è incidente o suicidio, se l’ha presa Michele è omicidio. Ma perché? Gli inquirente non sottovalutano la “vita precedente” di entrambi. Quattro figli in pochi anni, altre due gravidanze non andate a buon fine e un marito che insiste per allargare ancora la famiglia. Secondo Perrissinotto ce n’è abbastanza per fare di Elena una sorta di reclusa, di condannata ai lavori domestici forzati. Eppure, molti la dipingono come una donna serena, i giornali e le trasmissioni televisive mostrano di lei foto sorridenti, come se ignorassero che poche cose sono più false del sorriso davanti all’obiettivo.Dunque, Elena può essere stata uccisa dal senso di colpa “per aver provato a evadere da un matrimonio-prigione” oppure è stata ammazzata “da quello che, assieme a lei, ne era diventato carceriere”.

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