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“Volevo divertirmi…”. Carabiniere ucciso: le parole, in lacrime, dell’americano. E ora racconta cosa è successo quella notte

  • Italia

“Non sono un violento, mi piace divertirmi e quella sera, io e il mio amico Gabriel, volevamo solo svagarci. Non credevamo potesse finire così. Quando siamo fuggiti non immaginavamo che il carabiniere fosse morto. Avevamo bevuto e non ricordo bene quello che è successo. Di certo non volevo uccidere quel militare”. Sono queste le parole di scuse di Finnegan Lee Elder, il 19enne in carcere per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Sono comparse su un articolo de La Stampa a firma Nicola Pinna ed Edoardo Izzo.

I giornalisti del quotidiano torinese sostengono che il ragazzo americano abbia affidato, in lacrime, la sua versione dei fatti a qualcuno che lavora all’interno del carcere e che parla inglese. Nel frattempo il padre di Finnegan Elder Lee, arrivato due giorni fa a Roma, è andato ieri a fare visita al figlio, con cui ha avuto un colloquio durato circa un’ora. Poi è uscito da Regina Coeli senza fermarsi e senza dichiarare nulla ai tantissimi cronisti presenti. (Continua dopo la foto)


Questa mattina, stando a quanto si apprende, il signor Ethan Elder, è tornato a trovare il figlio per un secondo incontro. Il legale della famiglia Elder, Craig Peters, è stato sentito da un giornalista dell’Abc e ha dichiarato, facendo riferimento ai genitori di Finnegan Lee: “E’ qui che hanno trascorso la loro Luna di Miele. Hanno un grande amore per l’Italia. Sono devastati dal fatto che questa cosa sia accaduta qui. Il ragazzo aveva un coltello. (Continua dopo la foto)

Certamente, almeno a San Francisco, in America non è una cosa sorprendente. Le persone lo usano per protezione. Non so cosa è successo. Sono convinto che a questo punto ci siano delle buone probabilità che nemmeno la polizia sappia cosa è successo”. Elder Finnegan Lee aveva prenotato la camera matrimoniale dell’hotel Le Meridien Visconti per sé e per un uomo col suo stesso cognome. (Continua dopo la foto)

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Non era Gabriel Christian Natale Hjorth, insieme a lui in quella stessa stanza all’arrivo dei carabinieri all’indomani dell’omicidio, forse un parente che però nel lussuoso albergo nel quartiere Prati non hai messo piede. Lo racconta ai carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci R.A. il receptionist 62enne che il 24 luglio scorso, il giorno prima dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello era di servizio in reception dalle 15 fino alle 23.15.

Di Gianluca Salza

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