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Delitto Pamela Mastropietro, la decisione del tribunale per l’imputato. Innocent Oseghale era accusato di violenza sessuale e omicidio, distruzione e l’occultamento di cadavere

  • Italia

Condanna all’ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per Innocent Oseghale, il nigeriano imputato nel processo davanti alla Corte di Assise di Macerata per la morte di Pamela Mastropietro. La Corte ha emesso la sentenza dopo cinque ore di camera di consiglio. Alla lettura della sentenza, tra il pubblico dei parenti e degli amici della ragazza è partito un applauso. Il presidente della Corte ha subito richiamato al silenzio i presenti per proseguire la lettura del dispositivo. I genitori di Pamela si sono abbracciati.

“Giustizia è stata fatta, intanto fuori uno, ora tocca agli altri” ha commentato la mamma di Pamela secondo la quale Oseghale non ha fatto tutto da solo. “Io ero ottimista, giustizia è stata fatta” le parole del papà della ragazza. Le perizie sulle ferite sui resti di Pamela, gli esami tossicologici, la personalità della 18enne romana affetta da una diagnosi borderline associata alla dipendenza da droga, i teste dell’accusa, in primis l’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, e quelli della difesa, come i tre ex compagni di cella di Innocent Oseghale. (Continua dopo la foto)


Sono questi alcuni dei punti principali del processo a Innocent Oseghale, il nigeriano imputato davanti alla Corte di Assise di Macerata con l’accusa di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, che si allontanò il 29 gennaio 2018 dalla comunità Pars di Corridonia e due giorni dopo i resti furono ritrovati chiusi in due trolley in una zona industriale di Pollenza. Il processo a Oseghale, dove la mamma e il papà della ragazza si sono ritrovati seduti a pochi metri dall’imputato, si è aperto il 13 febbraio scorso. Oltre alla famiglia, sono stati ammessi come parti civili il proprietario dell’appartamento di via Spalato, dove la ragazza è morta, e il Comune di Macerata. Dieci udienze, nel corso delle quali l’orrore sul corpo di Pamela è piombato nell’aula del Tribunale con le foto choc del modo in cui è stata ridotta. In aula l’imputato ha ammesso di aver fatto a pezzi Pamela, ma ha negato di averla violentata e uccisa. (Continua dopo la foto)

Secondo la difesa, Pamela sarebbe morta per overdose e il rapporto tra i due, fuori dalla casa, è stato consenziente. Secondo le dichiarazioni spontanee fatte da Oseghale in aula, Pamela si è iniettata la droga nella sua casa di via Spalato e poi si è sentita male: “Mentre stavo mettendo la musica, ho sentito un tonfo”, ha detto l’imputato spiegando di essere “andato a verificare cosa fosse successo” e di aver “trovato la ragazza a terra, le fuoriusciva qualcosa dalla bocca, l’ho presa in braccio e appoggiata sul letto”. In seguito, convinto che stesse meglio, sarebbe uscito per una consegna di droga, ma una volta tornato la ragazza “non respirava più”. Preso dal panico, ha raccontato di aver deciso di disfarsi del corpo, ma visto che “non entrava in valigia ho deciso di farla a pezzi”. “Voglio pagare per il crimine commesso ma non per quello che non ho fatto”, ha ribadito. (Continua dopo la foto)

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La difesa del nigeriano ha chiesto l’assoluzione dalle accuse di violenza sessuale e omicidio, la condanna al minimo della pena per il vilipendio, la distruzione e l’occultamento di cadavere. Per il procuratore Giovanni Giorgio e il pm Stefania Ciccioli Pamela “non è morta di overdose, è stata uccisa da Oseghale con due coltellate” perché voleva andarsene dalla casa di via Spalato dove l’imputato continuava a pretendere da lei, stordita, rapporti sessuali. Pamela “è stata uccisa perché ha voluto sottrarsi a tutto quello che stava capitando nell’abitazione di Oseghale”, ha detto Ciccioli. D’altra parte, lo ha ribadito anche oggi il procuratore Giorgio, Oseghale “ha strumentalizzato Pamela come un giocattolo”, lei era solo “uno strumento per soddisfare la sua cupidigia sessuale”. E quando lei ha reagito, secondo l’accusa, lui l’ha accoltellata d’istinto. La richiesta della procura era l’ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno senza alcuna attenuante generica.

di Gianluca Salza

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