Sono trascorsi due giorni dal drammatico ritrovamento nel cuore di uno dei parchi più amati della capitale, ma le risposte tardano ad arrivare. A Villa Pamphilj, una delle aree verdi più grandi di Roma, la quiete è stata spezzata da un rinvenimento agghiacciante: i corpi senza vita di una donna e di una neonata. Quel pomeriggio, alcuni passanti si sono imbattuti in un’immagine straziante tra le sterpaglie: una piccola figura riversa a terra, talmente immobile da far sperare che fosse solo una bambola. Ma la speranza ha ceduto subito il posto all’orrore. Due ore dopo, poco distante, è stato trovato anche il cadavere di una donna coperto da una coperta.
La dinamica della tragedia resta oscura. I due corpi si trovavano in punti diversi ma abbastanza vicini, segno forse di un tentativo improvvisato di occultamento. L’ipotesi più accreditata, sin dal principio, è che si tratti di madre e figlia. Un legame poi confermato dall’esame autoptico eseguito la sera stessa. Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura di Roma, stanno cercando di chiarire la sequenza degli eventi che ha condotto alla morte della donna, presumibilmente avvenuta nella serata di venerdì, e a quella della bambina, sopraggiunta qualche ora più tardi.

Giallo di Villa Pamphili, le ultime notizia
Secondo quanto raccontato da alcuni frequentatori abituali del parco, le due vittime non erano sole. Diverse persone riferiscono di averle viste accompagnate da un uomo, presumibilmente un compagno della donna o comunque una figura molto vicina a lei. I tre, raccontano, da settimane vivevano all’interno del parco, in un rifugio di fortuna vicino a una fontana, usata per lavarsi. Nessun documento, nessuna traccia utile per l’identificazione: si ipotizza che la donna fosse originaria dell’Est Europa, ma la sua identità resta sconosciuta. Nemmeno le impronte digitali, verificate nei database, hanno restituito un nome. Un’identificazione resa ancora più difficile dallo stato del corpo.

Solo nel quinto paragrafo emergono i dettagli più inquietanti: durante l’autopsia è stato riscontrato che la donna non presentava segni evidenti di violenza, né ferite da arma da taglio o da fuoco. Ma sul corpo della neonata, appena cinque mesi, i medici legali hanno individuato delle ecchimosi, tra cui una alla nuca. Un segno che apre inquietanti scenari: non è ancora chiaro se si tratti di lesioni accidentali, collegate a una caduta o a una situazione di abbandono, oppure se siano il risultato di un atto violento.

Gli inquirenti al momento procedono per omicidio, un capo d’accusa necessario per poter eseguire tutti gli approfondimenti possibili, sia sulle cause della morte sia per rintracciare l’uomo che viveva con le due vittime. Una figura diventata ora centrale nell’inchiesta: potrebbe sapere cosa è accaduto in quelle ore o aver assistito agli ultimi momenti della donna e della bambina. Nel frattempo, la comunità romana guarda con sgomento ai punti più isolati e abbandonati di Villa Pamphilj, dove la disperazione può consumarsi nel silenzio, lontano dagli occhi di tutti.


