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Elena Ceste, parla il marito: “La cercai lì dove l’hanno trovata, ma si era nascosta per vergogna dei video osè”

  • Italia

Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste, rompe il silenzio in cui si è chiuso ultimamente. E lo fa rilasciando un’intervista a Repubblica. Vuole dire la sua, di nuovo, sul giorno della tragica e misteriosa scomparsa della donna il 24 gennaio del 2014. Michele è l’unico indagato e l’ipotesi è pesantissima: omicidio e occultamento di cadavere. “Quando sono tornato a casa, il pomeriggio dello scorso 23 gennaio – ricorda – l’ho trovata sulle scale che piangeva. Le ho chiesto cosa avesse. “Non mi lasciano stare”, ha risposto. Mi sono stupito: “Ma come, chi non ti lascia stare?”. In tutta risposta mi ha mostrato il cellulare. Dentro c’erano tutta una serie di sms: “Ti voglio tanto tanto bene”, “Ci vediamo al solito posto”, “Perché non mi rispondi? Se mi hai cercato è perché ti senti sola”. A mandarli era il papà di un compagno di classe di nostro figlio. Tra uno e l’altro mancavano però le sue risposte. Le ho chiesto spiegazioni. Lei però si è limitata a dirmi: “Sono gli altri che rispondono al posto mio”. Visto che non collaborava ho lasciato perdere”.

(continua dopo la foto)


Michele racconta che andò a cercare Elena dove poi fu ritrovata. Secondo lui la moglie forse si era nascosta e dà anche una spiegazione sul perché la moglie avrebbe dovuto nascondersi: “Forse si vergognava”. Forse dei presunti video (montaggi) su Facebook che la ritraevano in situazioni osé. Video per i quali, racconta Michele, Elena sarebbe rimasta profondamente turbata, soprattutto il giorno prima della scomparsa. Video che la portavano a chiedere in continuazione al marito: “Secondo te sono una brava mamma?”. Del resto, ammette lo stesso Michele, è assodato che la moglie avesse una relazione via Facebook con un altro uomo, il padre di un compagno di scuola dei loro figli, appunto. “A scrivere – dice riferendosi agli sms – era sempre la stessa persona, il papà di un compagno di classe di nostro figlio. C’erano cuori, canzoni, orsetti e altri cuori che volavano”. E aggiunge altri particolari.

“Eravamo nel letto – dice Buoninconti – ma Elena non riusciva a dormire. Era seduta, gli occhi aperti. Continuava a ripetere che aveva delle voci nella testa. “Dicono che non sono una brava mamma. Mi vogliono portar via, non lasciare che mi portino via. Dove posso andare io?”. Ho cercato di rassicurarla: “Nessuno ti manda via, stai tranquilla”. È stato allora che mi ha raccontato di subire un ricatto: un complotto organizzato da un ex compagno delle elementari. Erano in auto alle cave quando lui è sceso all’improvviso e ha aperto il baule. Ha capito che qualcuno la stava filmando. Come se lui avesse azionato qualcosa dentro l’abitacolo, o come se addirittura una seconda persona fosse uscita dal portabagagli. Ma lei non era cosciente, era immobilizzata: non poteva muoversi. Forse l’avevano drogata”.

Ora la speranza di Michele è questa: “Vorrei solo poterla seppellire. Ormai è passato un anno. Mi sembra giusto, anche per i miei figli, avere un posto dove poter lasciare un fiore”. Ma torna sul giorno della scomparsa: “Quella mattina sono andato proprio lì. Non capisco perché non l’ho vista, non me lo so spiegare. Forse si è nascosta perché si vergognava a farsi vedere da me così. Però era ancora viva: avrei potuto salvarla”. Da chi? “Se l’avessero trovata in un altro punto potrei pensare che c’entrassero altre persone, ma così vicino a casa, no. Credo che lì ci sia andata da sola, a piedi”.

Elena Ceste, ritrovato il suo cane che il marito aveva portato via. “Era importante per le indagini… “

  

   


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