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“Quei soldi, ci hanno truffato”. Eitan, il retroscena choc sul rapimento organizzato dal nonno

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Dalla tragica caduta della funivia al Mottarone, domenica 23 maggio, era partita una catena di solidarietà per sostenere Eitan Biran, l’unico sopravvissuto alla tragedia, in cui ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni. Il bambino era uscito dall’ospedale dopo settimane di ricovero e come stabilito dai giudici era stato affidato alla zia paterna, anche lei residente a Pavia, dove il bambino abitava insieme alla famiglia.

In primis era stata la famiglia della mamma di Eitan a organizzare una raccolta fondi per il bambino, ma sembra che ora ci siano dei punti oscuri. In questi giorni la notizia del rapimento da parte del nonno materno, che con la scusa di portare Eitan a comprare dei giocattoli lo ha fatto imbarcare su un volo privato e riportato in Israele.

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Aya Biran – la zia paterna di Eitan di cui esercita la tutela – ha presentato al Tribunale per le questioni familiari di Tel Aviv la richiesta di far rientrare il piccolo in Italia sulla base della Convenzione dell’Aja e il nonno Shmuel Peleg è stato posto agli arresti domiciliari. Anche la nonna materna è indagata per il sequestro del bambino e sarebbe stata in Italia assieme all’ex marito almeno nei giorni precedenti al presunto rapimento.

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Ora c’è un altro retroscena sul rapimento del piccolo. Dopo la tragedia la famiglia di Eitan aveva aperto una raccolta fondi con l’intento di aiutare il piccolo, pagare le spese legali e il sostentamento del bambino in Italia, ma quei soldi potrebbero essere stati utilizzati per organizzare il rapimento.

Tramite il sito ‘Giusmehalev’ (‘Arruolamento del cuore’ in ebraico), la famiglia della mamma di Eitan era riuscita a raggiungere l’obiettivo di 150mila euro ma dopo poco tre donatori avevano chiesto il rimborso perché non convinti della finalità della raccolta. Come riporta Canale 12, dopo la notizia del rapimento di Eitan “molti internauti sono furiosi e sostengono che il denaro avrebbe apparentemente finanziato il volo privato di ritorno in Israele e un altro di questi – secondo l’emittente – ha spiegato che non ha donato i soldi per organizzare un rapimento”.

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