Giorgio Napolitano si dimette entro fine anno? Dal colloquio di ieri tra il capo dello Stato e Matteo Renzi, pare emergere la conferma. Napolitano ha finora accettato un allungamento del suo mandato solo a funzione di garanzia sulle promesse riformatrici dell’attuale maggioranza. Sostanzialmente è il regista dell’operazione, il collante di cui ha bisogno il quadro politico parecchio traballante. Ed è per questo che il premier Renzi trema all’idea di perdere uno “scudo”. E le ragioni, almeno quelle più evidenti, sono tre.
Una delle promesse di Renzi è la riforma della legge elettorale e si fonda sul “patto del Nazareno” tra il capo del governo e Silvio Berlusconi. L’iter non si è ancora concluso. L’uscita di scena di Napolitano lascerebbe ai partiti la responsabilità dell’impasse e consegnare al suo successore la valutazione sul destino della legislatura.
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Un problema non di poco conto considerando che nel Partito democratico la minoranza ostile a Renzi si sta ingrossando, raggiungendo anche il 10 per cento dei parlamentari. Che, peraltro, non ha la stessa visione renziana della riforma del lavoro, della legge di stabilità e, non da poco conto, hanno manifestato contrarietà al rapporto troppo stretto tra Renzi e il centrodestra.
E Renzi ha da temere anche sul nome del successore di Napolitano. Perché concreta è l’indicazione di Romano Prodi, candidato ideale della minoranza Pd e che intercetterebbe il consenso di Sel e 5 stelle. Un fatto che metterebbe i bastoni tra le ruote al Patto del Nazareno. E le cronache segnalano che la “ribelle” Rosi Bindi con Pippo Civati saranno protagonisti di un’iniziativa a Bologna il 13 dicembre, prorpio all’indomani dello sciopero generale della Cgil. Un’iniziativa nel nome dell’Ulivo, appunto. In senso contrario al renzismo.