Amputato il pene ad un uomo del 1954, succede a Arezzo ma il medico ora rischia il processo. A raccontare la storia è il Corriere di Arezzo che riporta i fatti accaduti il 13 novembre 2018 con protagonista un medico 30enne. Teatro l’ospedale San Donato di Arezzo dove l’uomo, sembra, fosse stato sottoposto ad una serie di esami che avevano riscontrato un tumore al pene. Una patologia molta rara che in Italia conta appena 500 casi all’anno e colpisce generalmente uomini in età media o avanzata.
I principali fattori di rischio di questa neoplasia sono rappresentati dalla scarsa igiene locale e dall’infezione da virus del papilloma umano (lo stesso che causa le verruche e i condilomi genitali, identificato nel 30-50% di tutti i carcinomi penieni). La maggior parte delle neoplasie del pene si presenta come un’area arrossata o rilevata nel glande o nella superficie interna del prepuzio.
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Arezzo, pene amputato a un paziente ma il tumore non c’era
Che progressivamente cresce, anche dopo terapia antibiotica o antifungina, causando perdite di sangue, bruciore e infezione con secrezioni maleodoranti. Occasionalmente può essere presente gonfiore agli inguini per diffusione ai linfonodi locali, oppure febbre in caso di infezione estesa.

Spesso i sintomi vengono a lungo trascurati dal paziente che segnala tardivamente al medico il problema.
La terapia del tumore del pene è essenzialmente l’asportazione chirurgica, più o meno estesa a seconda dei casi e con eventuali successivi interventi ricostruttivi. A seconda dell’estensione della malattia può essere richiesta o meno l’asportazione dei linfonodi inguinali e l’eventuale aggiunta di chemioterapia o radioterapia. In alternativa all’intervento, casi selezionati possono essere trattati con sola radioterapia.

All’intervento chirurgico come strumento risolutivo era ricorso anche il medico 30enne, ma il tumore non c’era e così l’urologo è sotto accusa mentre il paziente si ritiene vittima di un gravissimo danno e chiede di essere risarcito. Il delicato caso sanitario è oggetto di un fascicolo giudiziario che il 9 marzo arriva nell’aula del giudice del Tribunale di Arezzo, Claudio Lara, per l’udienza preliminare. Si sospettava una patologia tumorale al pene poi smentita dagli esami istologici “tardivi”, secondo i legali del paziente, sui tessuti prelevati.