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“Zona gialla già da luglio”. Covid, un’altra regione a rischio: “I dati stanno peggiorando”

  • Italia

Covid non molla. In Italia l’indice Rt è a 0.91, in aumento rispetto alla scorsa settimana quando si attestava a 0.66. Lo scrive Adnkronos Salute dopo averlo appreso dalla riunione della cabina di regia per il monitoraggio. Mentre cresce l’attenzione verso la variante Delta “con la quale, anche se si è vaccinati si può essere infetti”, ha detto Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza. Questa variante, ha spiegato, “buca perfino il doppio ciclo vaccinale”, perché “conferisce una certa protezione contro la malattia grave e l’ospedalizzazione”.


Ma “nel 30-35% dei casi determina infezione anche nei soggetti che hanno fatto la seconda dose di vaccino anti Covid, figuriamoci una sola”. Di qui la necessità di vaccinare al più presto e di bloccare i voli “senza se e senza ma” da Londra e Gb, che “in maniera scriteriata sta spalancando le porte al virus”. Aumento della circolazione del virus che potrebbe significare anche cambio di colore per alcune regioni.

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Tra cui il Lazio. Con le regole attuali tutte le Regioni che hanno un tasso di incidenza settimanale superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti sono destinate a passare in zona gialla. Per il Lazio significa raggiungere circa 500 nuovi contagi al giorno, 3500 nuovi casi ogni settimana. Oggi per la prima volta dopo un mese e mezzo i contagi Covid nella Regione della Capitale sono tornati sopra quota 300, più 145 rispetto a ieri.

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Covid, i nuovi parametri chiesti dalle Regioni

L’ipotesi di un cambio di fascia di rischio per le regioni in caso di un aumento dei contagi da Covid con gli attuali criteri e parametri agita buona parte dei governatori. Dal Veneto di Zaia passando per la Liguria di Toti e la Lombardia di Fontana fino alle Marche, l’Abruzzo e il Molise di Acquaroli, Marsilio e Toma, che chiedono nuovi criteri. In primo luogo, tenere conto delle ospedalizzazioni e non più dei contagi.

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“Lo diciamo da tanto tempo – dice il presidente della regione Liguria Toti – il criterio prominente deve essere quello della pressione ospedaliera. Noi possiamo limitare le libertà dei cittadini, di impresa, di spostamento, di socialità sulla base del confronto con un altro diritto, quello alla salute. Nel momento in cui gli ospedali sono liberi dal Covid e il diritto alla salute è garantito, ogni azione di limitazione delle libertà sarebbe francamente arbitrario e pretestuoso”

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