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Coronavirus, dato ricoverati mai così basso dal 14 marzo. Morti ancora a ‘3 cifre’

Meno di diecimila persone ricoverate per coronavirus. È la prima volta che succede da quando nel nostro Paese è stato scoperto il primo caso positivo al covid-19. Il 14 marzo è stato toccato il picco di ricoveri in terapia intensiva e non (33mila) e oggi, secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile nel bollettino delle 18, il numero dei pazienti è sceso sotto i 10mila. Al 21 maggio i 60mila le persone attualmente positive (al culmine dell’epidemia erano 108mila).

Il numero dei decessi resta a tre cifre. Da ieri, infatti, i morti sono 156. Ieri erano stato 161, il 19 maggio 162. Nessun morto in Puglia, Sicilia, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata. Meno di tre vittime in Sardegna, Campania, Marche, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo. I nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore sono 642 (ieri 665). In terapia intensiva si trovano 640 persone, 36 meno di ieri. Sono ancora ricoverate con sintomi 9269 persone, 355 meno di ieri. In isolamento domiciliare 51.051 persone. (Continua a leggere dopo la foto)


È arrivato il momento di “riavviare il motore economico e produttivo del Paese”. È quanto ha affermato il premier Giuseppe Conte in aula alla Camera per riferire sull’emergenza Covid-19 e sulle riaperture. Per il presidente del Consiglio, “dopo aver superato la fase più acuta dell’emergenza, la sfida” che ci attende “non è meno insidiosa di quella affrontata all’inizio dell’emergenza”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Gli italiani – ha spiegato Giuseppe Conte – hanno pienamente compreso il rischio di un virus insidioso e sconosciuto, hanno condiviso un grande sforzo per contenerlo e mitigarlo. Le misure, tranne alcune eccezioni prontamente sanzionate, sono state ovunque rispettate con disciplina e consapevolezza. Se oggi possiamo dire che il peggio è alle nostre spalle lo dobbiamo ai cittadini, che hanno compiuto sacrifici e modificato le loro abitudini di vita”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Il premier ha voluto sottolineare che “forse non tutti avrebbero assunto decisioni così sofferte, tuttavia, dopo 3 mesi esatti dal primo contagio all’ospedale di Codogno, possiamo affermare di aver compiuto la scelta giusta, l’unica in grado di contrastare” il diffondersi del virus “sull’intero territorio nazionale. Oggi sostengo una scelta altrettanto coraggiosa per un rapido ritorno alla normalità”.

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