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Coronavirus. Claudio, 68 anni, si sveglia dopo un mese in coma: “Ho vinto”

Si è svegliato dopo un mese in coma farmacologico per il coronavirus. Claudio Massai, 68 anni, della Valle D’Aosta, pensava di aver perso tutti i familiari, ma per fortuna la verità era un’altra. Commerciante in pensione di Gignod, Massai ha vinto la sua battaglia contro Covid-19 e in un’intervista all’Ansa ricorda il suo risveglio nel reparto di rianimazione dell’ospedale Parini di Aosta.

“La prima videochiamata mi ha ricollegato alla realtà e alla mia famiglia: mi ha ridato la voglia di lottare anche per loro”, ha raccontato il 68enne. “Credevo che fossero morti e che fossi rimasto solo io in vita. Avrei voluto morire, per me la vita era finita. Avrei voluto staccarmi dal sondino e dai tubi che mi collegavano ancora all’ossigeno. Stringevo forte le mani degli infermieri tanto da far loro male. Un atteggiamento di cui mi pento, – ha detto ancora – ma che non dipendeva dalla mia volontà. Se sono qui è grazie a loro e ai medici”. Dopo due tamponi negativi sono arrivate delle complicazioni. Claudio Massai è stato ricoverato in ospedale per ben 44 giorni, dal 16 marzo al 29 aprile scorsi. (Continua a leggere dopo la foto)


Tutto è iniziato il 13 marzo: “Era pomeriggio e passeggiavo con mia moglie. Lo facevamo spesso ma quella volta è stato diverso, dopo pochi passi mi sono accorto che mi mancava il fiato. Giunto a casa, oltre ad avere la tosse secca, mi è salita la febbre. Nei giorni successivi ho avvertito una perdita parziale del gusto e le condizioni generali sono peggiorate. Qui inizia a comparire il famoso ‘saturimetro’ e purtroppo segnala che la saturazione decresce giorno dopo giorno”.

Poi la chiamata ai carabinieri, il tampone positivo al coronavirus e il ricovero nel reparto Covid: “La situazione in ospedale è precipitata in pochi giorni. Dagli occhialini per ossigeno sono passato alla maschera, poi al casco, per finire in rianimazione intubato in coma farmacologico. Dopo dieci giorni mi hanno tracheotomizzato e lentamente risvegliato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tanti i momenti difficili: “Mi ricordo solo alcune voci che mi incoraggiavano dicendo ‘Forza Claudio, ce la puoi fare, la tua famiglia ti aspetta a casa!’. E una preghiera recitata da un diacono e da una infermiera, che mi teneva la mano. Da quel momento – ricorda ancora il signor Claudio – ha avuto inizio un periodo tremendo di incubi e allucinazioni, in cui vedevo la testa staccata dal corpo, la telecamera appesa alla parete che veniva ad aggredirmi”. “Dopo il risveglio le piccole conquiste quotidiane mi davano la forza per andare avanti: il poter stare seduti, il primo piede poggiato a terra, il ricominciare a mangiare e il farsi la doccia da soli”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Per il 68enne la parte più difficile è stata “la lontananza dalle persone care e il vivere senza la loro presenza in un momento così difficile. Non sono mai stato abituato a vivere in solitudine i dolori e le malattie”. “Adesso sono a casa e mi sembra un sogno. Ogni giorno lo vivo come un dono. Sono di nuovo alle prese con il saturimetro, – ha concluso . ma questa volta con un altro spirito, perché vedo piccoli miglioramenti quotidiani”.

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