Il ferroviere che era accanto al capotreno aggredito giovedì scorso a Milano a colpi di machete da una gang di latinos racconta quegli istanti drammatici agli inquirenti: ”Mentre cercavo di difendermi ho sentito gridare il mio collega e con la coda dell’occhio l’ho visto scendere dal treno con il braccio nettamente tagliato”. È stato messo a verbale il racconto di Riccardo Magagnin, 31 anni, ferroviere, anche lui aggredito dai 4 sudamericani ora finiti in manette e che ha riportato un trauma cranico.
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Magagnin ha ripercorso le fasi concitate dell’aggressione: i due ferrovieri avevano chiesto i biglietti al gruppo sul treno, all’altezza della stazione di Milano Certosa. ”Un solo componente del gruppo, che era seduto, ha mostrato la tessera dell’Atm – ha riferito il ferroviere – mentre gli altri hanno riferito che sarebbero scesi alla fermata successiva, ovvero Villapizzone. Giunti alla fermata di Villapizzone, una volta aperte le porte, mentre tutto il gruppo scendeva, uno di loro si è voltato improvvisamente e ha tirato un calcio al mio collega poi, immediatamente dopo, anche un altro ragazzo ha cercato di avvicinarsi al mio collega per colpirlo e io mi sono portato vicino a lui per dargli aiuto”.
E a quel punto, secondo quanto ha riferito la vittima, un ragazzo è corso in direzione del treno impugnando un oggetto metallico della lunghezza verosimile di mezzo metro e una volta risalito sul treno ha ‘puntato‘ Carlo Di Napoli inseguendolo all’interno della carrozza mentre lui tentava la fuga. Quindi il 31enne ha visto scendere dal treno il collega aggredito ”con il braccio nettamente tagliato”.
”Poi – continua – ricordo solamente di essermi buttato a terra e poi ho tentato di proteggermi il viso mettendomi in posizione fetale per attutire i colpi e quando mi sono rialzato il gruppo era già andato via. Immediatamente ho soccorso il mio collega togliendomi la cintura e gliel’ho legata al braccio per tamponare l’emorragia – ha aggiunto Magagnin – poi, non trovando un laccio emostatico nel kit di pronto soccorso, mi sono tolto la camicia per bloccare la fuoriuscita di sangue e, successivamente, è arrivato il 118 chiamato da me e da altri viaggiatori”.
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