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Benno Neumair esce dall’isolamento. Ora è in cella con due detenuti noti alla cronaca nera italiana: chi sono

Gli accertamenti tecnico-scientifici richiesti dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bolzano hanno confermato il racconto di Benno Neumair, il 30enne reo confesso dell’omicidio dei genitori, Peter Neumair e Laura Perselli, uccisi e gettati nel fiume Adige il 4 gennaio.

Una tragedia che ha visto l’arresto del ragazzo il 29 gennaio, come unico indagato e imputato per il duplice omicidio. Benno ha confessato l’omicidio dei genitori dopo il ritrovamento nell’Adige del corpo della madre Laura Perselli, ma la notizia è stata resa nota solo un mese dopo. “Avevamo litigato per i soliti motivi. Io volevo finirla lì ma lui continuava e allora…”, ha raccontato il 30enne. Raccontando di aver ucciso prima il padre, poi la madre, rientrata dopo aver fatto visita alla madre malata.
Negli atti il racconto. Benno spiega di aver usato una corda, una di quelle da arrampicata. “L’ho presa e gliel’ho stretta al collo. L’ho fatto per farlo stare zitto”, ha detto parlando dell’omicidio del padre Peter. (Continua a leggere dopo la foto)


Con freddezza dice che “mia madre è arrivata che era appena successo, non le ho nemmeno dato il tempo di togliersi il cappotto e quando è entrata ho strangolato anche lei”. L’ha uccisa con lo stesso “cordino”, come lo chiama lui, usato per suo padre. “Era uscito fuori il discorso delle mie responsabilità, e mia sorella… – ha detto Benno – Mi sono sentito così alle strette, così senza una via d’uscita. Io mi rifugio in camera e vengo incalzato anche se voglio stare in pace. Volevo solo il silenzio. L’ho zittito, ho preso dalla bacinella di plastica dove ho gli attrezzi la prima corda di arrampicata che ho trovato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi “li ho caricati in spalla fino alla macchina parcheggiata davanti alla porta”. I corpi di Laura Perselli e Peter Naumair sono stati gettati nel fiume Adige e solo quando è stato rinvenuto quello della donna Benno ha confessato l’omicidio. Rinchiuso nel carcere di Bolzano, martedì 13 aprile il 30enne ha lasciato il regime di isolamento ed è stato chiuso in una cella insieme ad altri due ‘personaggi’ noti alle cronache italiane. (Continua a leggere dopo la foto)

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I suoi compagni di cella sono infatti Johannes Beutel, condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Alexandra Riffeser (uccisa con 42 coltellate), avvenuto nel settembre del 2018 nella loro casa di Quarazze, a Merano, e il 25enne Lukas Oberhauser, che nel marzo del 2020 uccise a coltellate Barbara Rauch, 28 anni, proprietaria di un’enoteca ad Appiano insieme al marito. I due si erano conosciuti in uno stage in un ristorante e da lì Lukas aveva iniziato a perseguitare la giovane, che aveva trovato il coraggio di denunciarlo per stalking. Dopo un periodo ai domiciliari con l’obbligo di firma in caserma e il divieto di avvicinamento, il 25enne aveva raggiunto la ragazza all’interno del ristorante-enoteca “Bordeaux Keller” di via Innerhofer, a San Michele di Appiano, locale che la Rauch gestiva con il marito e l’aveva uccisa a coltellate.

 

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