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Silvia, medico 32enne, finisce turno in ospedale: sulla strada di casa trova la morte

Bari, l’incidente si rivela letale. Erano le 9,30 quando Silvia Camilli si trovava sulla strada di ritorno verso casa. La donna aveva terminato il turno di lavoro al pronto soccorso dell’ospedale di Santa Maria di Putignano ora Covid-Hospital ed era alla guida della sua auto quando ha perso il controllo del mezzo. Purtroppo nulla da fare per il medico, che a soli 32 anni chiude per sempre i suoi occhi.

Silvia Camilli era originaria di Roma, specializzanda dell’Università Tor Vergata di Roma e residente nel barese. La 32enne ha preso servizio a Putignano, dove stava lavorando come medico da circa un anno. Al momento le cause che hanno portato all’incidente letale dovranno ancora essere verificate e accertate, ma secondo gli inquirenti la dottoressa sarebbe andata incontro a un improvviso colpo di sonno durante la guida. (Continua a leggere dopo la foto).


La dottoressa era diretta verso casa, precisamente in direzione del comune Gioia del Colle, quando perdendo il controllo del mezzo è finita oltre il muretto che delimita la carreggiata lungo la provinciale 106 tra Putignano e Gioia. L’auto, una Toyota Aygo, non solo è finita fuori strada ma si è anche ribaltata. Nonostante il pronto intervento della polizia e dei soccorsi, non è stato possibile salvare la vita della donna. (Continua a leggere dopo la foto).

E all’altezza dell’incrocio con la strada comunale Lama Caldaia, in territorio di Putignano, la vita della 32enne si spegne per sempre. Su posto, la Polizia locale della città così come i soccorsi del 118 e dei Vigili del Fuoco che non hanno potuto fare altro che accertare il decesso della dottoressa. Ad eseguire i rilievi del sinistro la polizia municipale di Putignano guidata dal Commissario Capo Vito De Nicolò, e una volante della Polizia di Stato del Commissariato di Putignano. (Continua a leggere dopo le foto).

Pochi giorni fa Silvia aveva pubblicato su Facebook una lettera in cui parlava delle distanze determinate dal Covid e della necessità, condivisa con gli altri operatori sanitari, di lavorare “tutta bardata”. Una circostanza che gli impediva di scrivere a mano e la costringeva a ricorrere al computer. Un duro colpo per familiari e colleghi che piangono la dolorosa perdita.

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