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”Avrebbe ucciso pure me…”. Emergono altri dettagli choc dall’intercettazione sulla morte della piccola Fortuna. A parlare è un’altra bambina

 

”Se andavo con Chicca…mi uccideva pure a me…meno male che non sono andata mà (mamma)… meno male…”. Parole choc pronunciate qualche tempo dopo la tragica morte di Fortuna Loffredo, uccisa all’età di 6 anni il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano (Napoli), che emergono dalle intercettazioni ambientali contenute nelle carte dell’inchiesta. È l’amichetta a parlare, la stessa che ha fornito alle indagini un impulso importante, fondamentale, che capisce che anche lei avrebbe potuto subire la stessa sorte.

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Quel giorno stava lavando il pavimento di casa quando Chicca – così chiamava Fortuna – la andò a chiamare per giocare. Ma lei rispose che prima avrebbe dovuto finire le faccende. Così, in un primo momento, per ingannare l’attesa, Chicca si mise a ballare con le sorelle dell’amichetta e poi, per via di un mal di piedi, decise di tornare nel suo appartamento per cambiarsi le scarpe. A quel punto, secondo la ricostruzione dell’amichetta – che oggi ha 11 anni – Raimondo Caputo, detto Titò, la seguì per tentare di abusare di lei. Ma Chicca si ribellò e allora lui, sempre stando al racconto della ragazzina, la fece volare giù dall’ottavo piano.

Sempre dall’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli Nord, risalente al 21 agosto del 2014, si evince anche che l’amichetta e sua mamma custodivano un segreto sulla morte di Chicca.’Amichetta: ”…ecco, mò, se io andavo…eh, mà (mamma) mi uccideva pure a me!”; Mamma: ”ed io uccidevo pure a lui”; Amichetta: ”se andavo con Chicca… hai capito?… mi uccideva pure a me se andavo con Chicca…meno male che non sono andata mà…meno male..hai capito?”; Mamma: ”Meno male…veramente”; Amichetta: ”mi uccideva pure a me,… che non esce manco un poco di segreto….”; Mamma: ”…che non esce!”.

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Da meno di una settimana Caputo è in carcere. Era stato recluso a Poggioreale dove, si è appreso, ha ricevuto un pugno al viso da uno dei suoi compagni di cella e così, per evitare altre ritorsioni, è stato trasferito in una cella singola. Il caso della piccola Fortuna ha riacceso i riflettori anche sulla morte avvenuta in analoghe circostanze, un anno prima, di Antonio, un bimbo di 4 anni precipitato dal settimo piano dello stesso palazzo dove abitava anche Chicca. L’avvocato Angelo Pisani, legale dei nonni e del padre di Chicca, ha chiesto che venga riesumato il corpicino del piccolo Antonio per ulteriori accertamenti sui resti.

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“Riesumate il corpo di quell’altro bimbo”. Caso Fortuna, la decisione choc. Così vogliono incastrare l’orco di Caivano


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