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Bimillenario di Augusto. Roma spreca l’occasione

  • Italia

“Ho trovato una città di mattoni e lascio una città di marmo” diceva orgoglioso Ottaviano Augusto. A duemila anni esatti dalla sua morte (19 agosto del 14 d.C) c’è da chiedersi come Roma abbia restituito il favore al suo primo imperatore e, soprattutto, se sia stata capace di rendere l’anniversario un evento culturale di portata mondiale. Certo, oggi sarà riaperto eccezionalmente il Mausoleo chiuso ormai da un’ottantina di anni (tre visite, tutto esaurito) e l’Ara Pacis si colorerà con un gioco di luci, mentre al Foro di Augusto stupiscono gli effetti speciali di Piero Angela. Ma quanti a Roma si sono accorti del bimillenario? E fuori dal Grande Raccordo Anulare? “Come attrazione turistica, o come semplice festa della città, fa obiettivamente abbastanza schifo”  attacca su La Stampa Mattia Feltri, chiedendosi “che sarebbe capitato a Tokyo o a New York o a Londra, città nelle quali sanno trasformare in una superstar un coccio di vaso, se avessero avuto a disposizione una ricorrenza del genere”. Benito Mussolini, nel 1937, richiamò nella Capitale un milione di visitatori per il bimillenario della nascita dell’imperatore. Propaganda? Certo.  Però con una comunicazione efficace, eventi importanti qualche milione di euro spesi bene, forse oggi la “città di marmo” splenderebbe ancora.


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