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Semilibertà ad Alberto Stasi, la reazione della famiglia di Chiara Poggi

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Alberto Stasi potrà lasciare il carcere durante il giorno. È quanto deciso dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, che hanno accolto la richiesta di semilibertà presentata dai legali del 41enne lo scorso 12 dicembre. Una decisione che ha riacceso i riflettori su uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi vent’anni: l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia. Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione, potrà ora uscire dal carcere di Bollate per lavorare e partecipare ad attività finalizzate al reinserimento sociale, a patto di far ritorno nella struttura penitenziaria ogni sera.

La concessione della misura alternativa è stata motivata dal Tribunale con la continuità dell’attività lavorativa che Stasi già svolgeva e con la possibilità di un appoggio abitativo presso lo zio. I giudici Federica Gentile e Maria Paola Caffarena, insieme a due esperti, hanno valutato positivamente il percorso carcerario dell’ex studente bocconiano. Nonostante la contrarietà espressa dalla Procura generale di Milano, che aveva anche chiesto un rinvio per chiarimenti su un’intervista televisiva rilasciata da Stasi, il collegio ha ritenuto che non ci siano state violazioni delle prescrizioni. “Considerato il tenore pacato dell’intervista”, hanno scritto i magistrati, quel comportamento “non è idoneo a inficiare gli esiti della relazione di osservazione”.

Leggi anche: Caso Chiara Poggi, l’annuncio dell’avvocato di Alberto Stasi sull’ultima richiesta

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Le prime parole di Alberto Stasi dopo la concessione della semilibertà

Determinanti, nella decisione, sono stati anche i pareri positivi raccolti all’interno dell’istituto penitenziario. Gli educatori di Bollate hanno sottolineato la “costante correttezza personale” e il “senso di responsabilità” mostrati da Stasi, che da tempo lavora come contabile amministrativo con un contratto a tempo indeterminato. Il tribunale ha quindi ritenuto che la semilibertà rappresenti un passaggio coerente all’interno di un percorso di rieducazione, già segnato da benefici penitenziari precedenti.

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Alla notizia, Stasi ha reagito con parole misurate. In una telefonata alla sua avvocata Giada Bocellari, ha dichiarato: “Apprezzo molto il fatto che il tribunale abbia riconosciuto la mia correttezza. Sono felice di poter condividere questo passo con la mia famiglia e le persone che in tutti questi anni mi sono state vicine”. Parole che arrivano a quasi dieci anni dalla condanna definitiva e che però non trovano conforto nella famiglia della vittima.

Dalla casa di Garlasco, la madre di Chiara Poggi, Rita Preda, ha espresso la propria amarezza appena appresa la notizia tramite il telegiornale. “L’abbiamo saputo poco fa”, ha detto all’Ansa, “proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai”. Un commento che riflette il dolore mai sopito di chi ha perso una figlia in circostanze tragiche e che, pur nel rispetto delle decisioni giudiziarie, fatica ad accettare l’idea che il condannato per quell’omicidio possa tornare a camminare liberamente, anche solo per qualche ora al giorno.

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