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Il panettone di Carlo Cracco? Non proprio per tutte le tasche: ecco quanto costa

Geniale e estroso, Carlo Cracco non è solo un personaggio televisivo, ma un chef tra i più intraprendenti del panorama mondiale. Intuitivo e rivoluzionario, le sue ricette hanno conquistato la cucina di tutto il mondo. Un successo figlio del lavoro e dell’applicazione continua che adesso trova compimento nel dolce simbolo delle feste natalizie: il panettone. E ce n’è davvero per tutti i gusti (e tutte le tasche).
Si parte da appena 10 euro per un mini Panettone Milano da 100 grammi per arrivare a un massimo di 47 euro per un Panfico nell’elegante scatola di latta.

Per i più viziosi, inoltre c’è l’imperdibile panettone albicocca e cioccolato: quello da mezzo chilo costa 25 euro, mentre per quello da un chilo si spendono 40 euro. Insomma, prezzi tutto sommato contenuti – sebbene non accessibili a tutti – per un panettone artigianale per di più realizzato da un rinomato chef come Carlo Cracco. Costi che sorprendono soprattutto se paragonati a quelli indicati invece nel menu del suo Ristorante Cracco in Galleria a Milano: nell’elegante locale, con la stessa cifra, a fine pasto ci si prende appena un dessert. Continua dopo la foto


È il più famoso tra i grandi chef usciti dalle feconda covata di Gualtiero Marchesi. Carlo Cracco, vicentino classe 1965, deve la propria notorietà presso il vasto pubblico al fatto di essere diventato anche un personaggio tv, di quelli ambiti da cacciatori (e soprattutto cacciatrici, visto il crescente fascino acquistato con l’età) di selfie. Ma i buongustai non sono attirati da Masterchef, quanto dalla sua cucina, forse la più creativa tra quelle celebrate a Milano. Continua dopo la foto


È un Marchesi boy, si diceva. Dopo l’istituto alberghiero Carlo Cracco entra nella brigata del Maestro, nel mitico indirizzo di via Bonvesin della Riva a Milano: è il 1986. Veneto di quelli che sgobbano tutto il giorno – chiedere al suo sous chef storico Matteo Baronetto, «era difficilissimo tenere i suoi ritmi» – si fa largo ben presto, acquisendo solide basi francesi in stage formativi da Ducasse a Montecarlo e Senderens a Parigi. Continua dopo la foto

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A quel punto è pronto per un salto: Annie Féolde dimostra il solito fiuto quando nel 1991 lo chiama a Firenze, all’Enoteca Pinchiorri, dove due anni più tardi s’illuminano le tre stelle, la prima volta in via Ghibellina 87. Cracco però lascia subito dopo, ritorna per un biennio sotto l’ala di Marchesi, questa volta all’Albereta, per poi spiccare il volo solitario verso il suo primo indirizzo di proprietà, Le Clivie di Piobesi d’Alba (Cuneo), 1 stella l’anno successivo. La consacrazione definitiva è però a Milano, dove si fa rivedere nel 2001: dà il suo nome al ristorante Cracco-Peck, in sodalizio con la più celebre insegna della gastronomia meneghina, le due stelle arrivano presto e non si spengono più.

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