Un ricordo struggente che arriva attraverso i social in una giornata per lui molto particolare. Matteo Bassetti, uno dei medici più conosciuti in Italia e volto noto durante i difficili anni della pandemia, ha affidato al web parole di dolore e di amore che raccontano un legame mai spezzato. Nelle sue frasi, pubblicate oggi, venerdì 12 settembre, traspare tutta la nostalgia per una presenza che continua a mancare anche dopo tanto tempo.
“Caro papà, oggi sono 20 anni che sei partito”, scrive l’infettivologo genovese, dando inizio a un post che è quasi una lettera aperta. Non si tratta di un ricordo generico, ma di un grido intimo che scava nella fragilità di un figlio, anche quando quel figlio è diventato un professionista stimato e un personaggio pubblico. Le parole successive sono cariche di rabbia e rimpianto: “Ogni volta che la gente mi paragona a te, non sono orgoglioso. Sono arrabbiato. Penso: perché così presto? Perché non ho potuto avercelo ancora un po’ qui con me?”.
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Matteo Bassetti, “il dolore più grande”
Ad accompagnare il post, Bassetti ha scelto un brano di Renato Zero, “Il cielo è degli angeli”, datato 2016, un inno alla memoria e alla perdita. Un sottofondo musicale che amplifica la forza delle frasi e sottolinea il dolore che ancora brucia, vent’anni dopo l’addio. Poi la chiusura, affidata a parole semplici e universali: “Nonostante 20 anni siano tanti, il tuo ricordo è sempre vivo. Ti porto con me ovunque vada, nelle mie scelte, nei miei sogni, nelle mie vittorie. Con la mamma da lassù, proteggici e veglia su di noi. Mi manchi. Con infinito amore, Matteo”.

Quello di Bassetti non è soltanto un ricordo personale, ma anche una testimonianza di come le assenze possano continuare a modellare una vita. In più occasioni, infatti, il medico ha raccontato quanto quel legame familiare abbia segnato le sue scelte e il suo percorso. “Al suo funerale ci mancava poco che mi dicessero di seguirlo nella tomba. Lui mi ha dato i geni però la carriera me la sono fatta da solo”, aveva dichiarato tempo fa.

Il padre, Dante Bassetti, fu un’autorità nel suo campo, primario di Malattie infettive a Genova. La sua scomparsa arrivò troppo presto: un tumore scoperto quasi per caso, durante uno scalo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. “Andò in bagno, urinò sangue. Chiamò me per primo. Mi disse: ‘Sono morto’. Gli ultimi giorni li passò qui, in reparto, nella stanza 24. Boccheggiava. Davanti a quella camera ci passo ancora tutti i giorni, ogni volta provo un sussulto”, ha ricordato il figlio. Una fine rapida, che lasciò un vuoto profondo.
E se oggi Matteo ha voluto condividere un pensiero così intimo, è anche perché il tempo non ha attenuato il dolore né il confronto continuo con l’eredità di quel nome. Lo stesso confronto che ha spinto l’infettivologo a scoraggiare il proprio figlio dal seguire la medesima strada: “Lui voleva iscriversi a Medicina, ma gli ho detto: tuo nonno è stato un grandissimo di questo mestiere, tuo padre anche. Tu vivresti di confronti. Si è iscritto ad Architettura”.
Un intreccio di generazioni, ricordi e scelte che raccontano quanto la vita di Bassetti resti indissolubilmente legata a quella figura paterna. Oggi, a vent’anni di distanza, il suo post diventa un abbraccio a distanza, un modo per dire che certi amori, seppur segnati dalla perdita, non smettono mai di essere presenti.


