Continua la Crociata del Comune di Bolzano contro il gioco d’azzardo legale. L’ondata di proibizionismo ha colpito principalmente le slot machine, che non possono trovarsi in un “raggio di 300 metri da luoghi ritenuti sensibili”, secondo quanto stabilito da varie leggi provinciali, tra le prime in Italia, approvate dal 1992 a oggi. Concretamente, la normativa d’attuazione antislot ha portato alla rimozione delle macchinette da bar e sale giochi in prossimità di scuole, centri giovanili e strutture sanitarie e socio-assistenziali (si continua invece a giocare nei tabacchini, dove la concessione è statale e quindi intoccabile). Nei prossimi mesi la distanza minima potrebbe ulteriormente diminuire. Intervistata dal quotidiano Alto Adige l’assessore provinciale Martha Stocker ha spiegato:
“Oggi non si possono tenere slot in un raggio di 300 metri dai luoghi sensibili. Dando più poteri ai sindaci si potrebbe consentire loro, di ampliare le zone di divieto, in base alle necessità. Fino a 5-600 metri. O anche di più. Dove serve bisogna essere più severi”.Da parte loro gli esercenti colpiti dalla normativa hanno reagito in modo diverso: c’è chi ha levato gli apparecchi dopo esser stato sollecitato dal Comune, chi ha temporeggiato pagando multe e chi ha deciso di appellarsi ai giudici del Tar, che hanno tuttavia respinto i ricorsi depositati, riconoscendo la legittimità dei provvedimenti adottati.
Slot e Videolottery (le seconde si differenziano dalle prime per le modalità di gioco più evolute) portano nelle casse della Provincia di Bolzano milioni di euro. Grazie allo Statuto di autonomia, in Alto Adige ritornano infatti i nove decimi del Preu, il Prelievo erariale unico, il regime di tassazione che viene applicato sul volume delle giocate effettuate con le AWP (altro nome per riferirsi alle slot) e le Vlt. Ma ciò non sembra importare molto alle autorità bolzanine, pronte a rinunciare agli introiti erariali derivanti da questo settore del gaming, pur di arginare il fenomeno della ludopatia, la dipendenza da gioco in cui incappano i giocatori compulsivi.
Proprio quest’ultimo punto, ovvero la volontà delle istituzioni locali di ridurre il numero dei giocatori ludopatici attraverso il proibizionismo, nei limiti stabiliti dalla legislazione vigente, porta ad una considerazione generale: è l’unica soluzione possibile e soprattutto, la più efficiente per quel che riguarda la salvaguardia della salute del consumatore? Il fatto che in alcuni bar di Bolzano siano comparsi i “totem”, nuove apparecchiature elettroniche sempre più spesso piazzate in bar e ristoranti per permettere di aggirare le disposizioni di legge che hanno colpito le slot, sembrerebbe dimostrare il contrario. L’associazione La Sentinella, presieduta da Luigi Nevola, già consigliere comunale della Lega Nord, con i suoi volontari si è recata in tutti i bar di Bolzano a verificare se fossero o meno presenti totem. Il risultato è stato piuttosto sconfortante: in 46 bar ne sono stati contati oltre 60.
“Ci siamo recati in un bar in uno dei maggiori corsi della città, vicino a una delle chiese più frequentate – ha detto Nevola all’Alto Adige – I totem installati vicino alle signore che bevevano tranquillamente un caffè, avevano tutta l’aria di slot machine. Non avete idea di quanti ragazzi giochino, puntando anche forte”.
L’altra alternativa è quella di aiutare il potenziale giocatore patologico ad auto-responsabilizzarsi nei confronti del gioco, senza privarlo di canali legali cui appellarsi. Per raggiungere tale obiettivo, un approccio collaborativo tra chi opera in questo settore del gaming e le istituzioni, tanto centrali, quanto periferiche, diventa fondamentale. Come ha spiegato a Il Giornale Vera Slepoj, presidente della Federazione psicologi e psicoterapeuti italiani: “Il modo più efficace per ottenere dei risultati tangibili nella lotta alla ludopatia è quello della formazione e della sensibilizzazione, molto importante, a partire dalla scuola media”.
