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È iniziata l’era della gamification: quando il lavoro diventa un gioco!

Contenuto sponsorizzato – È l’ultima, clamorosa frontiera del divertimento. Si chiama gamification e già fa parte della nostra vita quotidiana. Lo sanno ad esempio i dipendenti di Amazon. Lo sanno gli addetti alla lavanderia del Disneyland Resort in California e lo sanno milioni di studenti nel mondo che grazie alla gamification studiano in un modo completamente nuovo fatto di ricompense virtuali.  Ecco come funziona e quali sono i casi più clamorosi di questo nuovo universo in espansione.

La gamification è la tendenza con cui i giochi virtuali vengono utilizzati nel lavoro, a scuola e nel tempo libero e permette di migliorare in maniera più giocosa e divertente. Così come un casinò con giochi in modalità test ti aiuterà a migliorare le tue abilità quando sei online sui siti di scommesse, i giochi della gamification ti aiuteranno ad evolvere, crescere e conoscere. Ad esempio con Duolingo o Prodigy Math: il primo per imparare nuove lingue, il secondo per studiare la matematica con il sorriso sulle labbra. Ovviamente, di applicazioni e giochi tipici in stile gamification ne esistono a centinaia nel mondo.


Prodigy Math viene utilizzato nelle scuole nordamericane da almeno 50 milioni di studenti tra i 6 e i 14 anni che, grazie al gioco, possono diventare dei veri prodigi della matematica. Prodigy Math è un gioco di ruolo spettacolare perché unisce divertimento e apprendimento. In pratica ogni alunno combatte a turno con gli avversari e gli attacchi hanno effetto solo se lo studente risolve gli enigmi matematici. Insomma, per vincere bisogna studiare. I genitori sono contenti e i ragazzi istruiti. Il gioco è fatto!

Oppure c’è Duolingo, l’app con cui imparare nuove lingue. In questo caso si utilizza il caro vecchio mondo dei quiz: se indovini le domande otterrai altrettante ricompense e gratificazioni, sbloccando di volta in volta nuovi livelli e ottenendo premi e monete virtuali. Il suo slogan è clamoroso: “Imparare con Duolingo è divertente e può causare dipendenza”! 

E poi, ti ricordi di Amazon e Disneyland che abbiamo menzionato all’inizio? Ecco cosa succede nelle sedi del gigante americano di Jeff Bezos e nel resort Disney in California. In pratica chi lavora da Amazon, ad esempio un addetto al confezionamento pacchi, viene stimolato con giochini automobilistici tipo Mission Racer, installato nella propria postazione. Ad ogni addetto corrisponde una macchinina da corsa virtuale: quanto più veloce è il confezionamento dei pacchi più veloce sarà l’automobilina: il lavoro diventa quindi un gioco tra dipendenti che stimola la produttività. In palio ci sono anche dei premi, ad esempio merchandising di Amazon, come t-shirt o borracce brandizzate. E poi ci sono dipendenti della lavanderia del resort Disney: i loro nomi compaiono in classifica su un tabellone luminoso con colori diversi. Verde, se sei bravissimo e super veloce a lavare, piegare e asciugare, giallo se sei bravo ma non troppo in queste tre attività e rosso se sei troppo lento. Anche qui il lavoro diventa una gara tra colleghi per capire chi è il migliore.

Qualcuno prevede, e sostiene, che la gamification entrarà a far parte ancora di più nella nostra vita quotidiana e anche nei rapporti con gli altri. Ti è mai capitato di vedere ad esempio la fortunatissima serie britannica Black Mirror? Nell’episodio Nosedive succede qualcosa di incredibile. Tramite un’app installata sul cellulare le persone possono giudicarsi a vicenda con un sistema di valutazione: da una a cinque stelline. Come un indice di gradimento. Più stelline si conquistano e più cose si possono fare. Ed esempio accedere in un negozio oppure partecipare a determinate attività. Succede quindi che per avere ottime valutazioni occorre comportarsi piuttosto bene o benissimo, altrimenti, proprio come in un gioco, si finisce ultimi in classifica.

La gamification offre molti vantaggi se usata con intelligenza. Ma siamo sicuri che tutto questo non creerà troppa competizione dannosa tra le persone?

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