Un mondo in cui gli esseri umani si drogano per vedere la realtà diversamente, come fosse un film d’animazione, e così assumere l’aspetto che vogliono. Ari Folman, cinque anni dopo Valzer con Bashir, torna l’animazione prendendo spunto dal racconto The Futurological congress di Stanislav Lem. Stavolta però la base del film è live action mentre l’animazione è sfruttata per realizzare una terribile distopia. La realtà non cambia, sono le persone che vedono tutto animato in virtù delle sostanze chimiche che assumono a darne diversa percezione, e questo ad un livello tale che nessuno sa più come sia fatta la vera realtà, come sia ridotto davvero il mondo…
La trama. L’attrice Robin Wright, ormai in declino e con un figlio disabile sulle spalle, si impegna a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine a uno studio cinematografico, che la digitalizzerà per creare un’attrice digitale. Come parte dell’accordo, lei non avrà il controllo della propria immagine e lo studio potrà utilizzare la nuova attrice virtuale in qualsiasi modo ritenga opportuno per 20 anni. Allo scadere di questo tempo l’attrice Robin Wright si reca nuovamente agli studi dove si sta per tenere un grande congresso. All’ingresso è fermata da una guardia che dopo aver controllato la sua identità la obbliga a bere una fiala contenente uno strano liquido. Dopo averlo bevuto tutto si trasforma in una fantastica allucinazione di cui tutti sono protagonisti.