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Dario Argento si confessa: “Quel giorno in cui pensai al suicidio”

“Paura” di Dario Argento è un’autobiografia horror, dove s’intravedono le inquietudini di un uomo schivo, innamorato del cinema e della vita. Ma che, confessa, negli anni Settanta era arrivato sull’orlo del suicidio. Un artista irregolare, che imprigionando i suoi personali demoni nella macchina da presa è riuscito a raccontare gli incubi di tutti noi. Nato in una famiglia in cui il cinema “si respirava”, divoratore onnivoro già nell’infanzia di libri e film, annoiato dalla scuola tanto da fuggire a Parigi, il giovane Dario Argento scopre di sentirsi a proprio agio solo nel buio di una sala cinematografica, dove il carattere solitario e l’immaginazione debordante trovano terreno fertile. Ma è l’esperienza come giornalista a “Paese Sera” a rivelarsi una palestra fondamentale, e a favorire l’incontro che gli cambia la vita: quello con Sergio Leone, per il quale insieme a Bernardo Bertolucci scrive il soggetto di C’era una volta il West. Intanto nella testa del futuro regista prende a maturare un desiderio tanto ambizioso quanto magnifico: scrivere una sceneggiatura diversa da tutte le altre. Mescolando le emozioni provate guardando i film di Hitchcock, Lang e Antonioni, s’innesca un cortocircuito destinato a cambiare la storia del cinema di genere. Quando nel 1970 esce il suo primo film, “L’uccello dalle piume di cristallo”, in pochissimo tempo il nome di Dario Argento fa il giro del pianeta. È così che vedono la luce “Profondo rosso” e “Suspiria”.


Per la prima volta Dario Argento racconta se stesso in un libro: le sue passioni, i suoi amori, le sue paure.  “Ho deciso di scrivere questo libro per raccontare la verità sulla mia vita. Sono state scritte così tante cose su di me, alcune false, alcune troppo approssimative. Ho sentito il bisogno di fermarmi, riflettere sul mio passato e scrivere senza pudore né vergogna la mia vita”, ha detto Argento. È proprio nella prefazione della sua biografia che il regista racconta un momento molto intimo della sua vita: quando si è trovato “sull’orlo del suicidio”. Era l’inverno del ’76 e viveva in una suite dell’hotel Flora a via Veneto a Roma. Dopo una festa con attrici e collaboratori, il maestro del brivido scrive di essere stato attratto dalla porta finestra, con un richiamo simile a quello che udì Ulisse dalle sirene. Scrive di aver provato una fortissima voglia di gettarsi nel vuoto. Per questo, continua Argento nel libro, aveva deciso di barricarsi nella sua stanza spostando i mobili davanti alla porta finestra e chiedendo ai camerieri di non spostare nulla.

 

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