Da giorni a Garlasco il clima è tornato quello delle grandi attese, quello che accompagna i momenti decisivi di un’inchiesta che non smette mai di produrre colpi di scena. Il conto alla rovescia per conoscere gli esiti dell’incidente probatorio sul Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi sembra interminabile, mentre indiscrezioni non confermate continuano a rincorrersi. È in questo contesto che interviene la storica legale di Alberto Stasi, l’avvocata Giada Bocellari, decisa a riportare attenzione e prudenza su un tema che rischia di essere travolto dall’eco mediatica.
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Nelle ultime ore a far discutere è stata la presunta fuga di notizie sul materiale genetico analizzato dalla genetista Denise Albani, la perita incaricata dalla Procura di eseguire gli esami biostatistici sul frammento recuperato quindici anni fa sul corpo della vittima. Alcune agenzie di stampa hanno attribuito alla specialista una valutazione precisa, secondo cui il profilo sarebbe “incompleto e non identificabile a un singolo individuo”. Parole che, rimbalzate da una redazione all’altra, hanno rapidamente contribuito ad alimentare nuove interpretazioni e supposizioni.

Garlasco, le dure parole dell’avvocata Bocellari
Ospite della trasmissione Ignoto X su La7, l’avvocata Bocellari ha però invitato a frenare le conclusioni affrettate. Nessun documento ufficiale, ha ricordato, è stato ancora depositato. Rivolgendosi al conduttore Pino Rinaldi, la legale ha spiegato di essere certa che la biologa “non abbia fatto trapelare assolutamente nulla”, aggiungendo che ogni commento intorno alle presunte anticipazioni appartiene più al racconto mediatico che alla realtà procedurale. Un modo per riportare a terra un dibattito che, complici vent’anni di sospetti e dubbi, tende spesso a correre più veloce dei fatti.

Solo nella seconda parte dell’intervista la legale è entrata nel cuore del problema, quello che da settimane tiene banco non solo nel dibattito pubblico ma anche nelle dinamiche della nuova indagine riaperta dalla Procura di Pavia sul nome di Andrea Sempio. La difesa di Stasi guarda con estremo scetticismo alla possibilità che il Dna sotto le unghie di Chiara possa essere interpretato in modo univoco, e sul punto Bocellari è stata netta: “Nessuno scientificamente potrà mai dire se quel Dna è un Dna da contatto diretto o da contatto mediato”, ha dichiarato, spingendo l’attenzione su un concetto spesso ignorato nel dibattito generale. Secondo la legale, la ricostruzione non può prescindere da logica e contesto, elementi che devono affiancare il dato tecnico senza che questo venga piegato a seconda dell’indagato del momento.

Ed è proprio su questo aspetto che l’avvocata ha voluto aprire un fronte più critico, partendo dall’evoluzione narrativa che negli anni ha accompagnato il reperto diventato simbolo del caso. Quando l’unico imputato era Stasi, ha ricordato, il tema della contaminazione era stato trattato come ipotesi remota. Ma oggi, con l’indagine puntata su Andrea Sempio, il discorso sembra essersi rovesciato. “Quando l’imputato era Stasi la contaminazione non esisteva, sicuramente era dell’assassino, adesso che l’indagato è Andrea Sempio io sento dire che certamente è da contatto mediato, perché è lo starnuto, perché è il telecomando, perché è la tastiera… e chissà quante altre cose”, ha affermato, evidenziando quella che considera una pericolosa oscillazione interpretativa.
A meno di un mese dal deposito degli esiti ufficiali, la discussione si muove dunque su due piani paralleli: da un lato la scienza, chiamata a definire il valore effettivo di un frammento genetico antico e fragile; dall’altro la logica giuridica, che deve impedire che le conclusioni vengano indirizzate dalla necessità di far quadrare una teoria accusatoria già scritta. Ed è proprio questa tensione, mai sopita dal 2007, che nelle parole di Bocellari torna a emergere con forza, quasi a ricordare che nel caso Garlasco nulla è mai stato semplice e nulla lo sarà, fino all’ultimo atto.
Il 18 dicembre, quando l’incidente probatorio verrà finalmente discusso, si capirà se queste anticipazioni avranno davvero un peso o se resteranno soltanto un rumore di fondo. Ma il messaggio lanciato dalla difesa di Stasi è chiaro: prima di sovrapporre nuovi significati a un reperto tanto discusso, è necessario assicurare che il dato scientifico rimanga ciò che deve essere, e non diventi lo strumento per orientare il destino di un indagato.


